martedì 4 novembre 2008

Ecco chi avevamo a rappresentarci, Luxuria: Mi sono prostituita anch’io


Tratto da Liberonews: La sua partecipazione all’Isola dei Famosi ha già fatto discutere, eccome. Il popolo rifondarolo che insorge, un’icona radical chic come la Bignardi che difende questa scelta. L’ex onorevole l’aveva detto che la sua presenza nel reality sarebbe servita anche a parlare di politica e temi “scomodi” in prime time: e in un’intervista al settimanale “Tu” a ridosso della partenza dimostra di essere di parola e cominciare bene. «Molti trans si prostituiscono ed è successo anche a me – ha confidato-. Per fortuna è durato poco, era un momento difficile. Però, capisco chi lo fa: prova ad andare a chiedere un posto da commessa o a fare un concorso alle Poste se sei trans!». Ma le rivelazioni non finiscono qui. «Sono stata corteggiata da famosi della politica e della tivù - ha raccontato ancora Luxuria -. Ma non volevano amore, cercavano solo una botta e via». Omosessuali in Parlamento? Ce ne sono tanti. «È la verità», anche se soprattutto a destra tendono a non dirlo… «Ma chi ha una posizione di rilievo dovrebbe fare coming out, sarebbe più etico».

Perché l’Isola? «Ho accettato per provare a vivere lontano da tutto e perché Simona mi è simpatica. Giorgio Gori poi, all’aeroporto di Fiumicino, un giorno mi ha aiutata con le valigie e io non ho dimenticato questa sua gentilezza. Ma mi hanno fatto arrabbiare quelli che hanno detto che all’inizio avevo rifiutato per alzare il prezzo». E in caso di vittoria? «L’ho messo a contratto, metà del premio andrà a bambini disagiati: visto che non potrò averne di miei, cerco di aiutare quelli in difficoltà. Con il resto, vedremo. Per me, comunque, sarà già una vittoria non mollare finché il pubblico mi voterà».

I giovani di An contro Fini: “Ha sbagliato tutto”

Tratto da IlGiornale: Roma - Si sono riuniti ieri mattina nell’anfiteatro di Atreju, a Roma, a conclusione della loro festa. Una discussione intensa, a tratti preoccupata, dopo lo strappo di Gianfranco Fini, celebrata proprio in un incontro pubblico con i giovani del suo partito. È inutile girarci intorno. In questo momento, l’epicentro del mal di pancia dentro An sono loro, i ragazzi di Azione Giovani. Da due giorni, la loro leader (nonché ministra) Giorgia Meloni non interviene nella polemica per una scelta precisa, quella di difendere la propria organizzazione. Ma il disappunto dei ragazzi di Ag si sfoga nei blog di area, nelle dichiarazioni di alcuni dirigenti rappresentativi, in quella assemblea a porte chiuse. E i loro giudizi nei confronti del leader un tempo indiscusso sono a dir poco caustici.

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Se sali sulla collina del Celio all’ora di pranzo, per esempio, puoi incontrare Carolina Varchi, la ragazza siciliana che nel dibattito con Silvio Berlusconi aveva bacchettato il premier, rimproverandolo di una sua digressione sul comunismo a sua detta «poco pragmatica». Carolina ha gli occhi azzurri, un viso apparentemente angelico, ma si definisce «alquanto incazzata». E spiega: «A Gianfranco non avrei fatto alcuna domanda. Sono rimasta colpita dal suo modo di mischiare storia e politica, non condivido una virgola nella sua divisione fra morti di serie A e morti di serie B nella guerra civile, che poi sarebbero i morti di Salò». Adesso è la sua organizzazione sotto accusa nel partito: «Mi pare una follia! Noi siamo immersi nel nostro tempo, ascoltiamo la musica dei nostri coetanei, conosciamo i loro problemi forse meglio dei nostri leader, raccogliamo il loro consenso, se è vero che le nostre sono le liste più votate nelle scuole e negli atenei. Ma di che film parlano?». Messa così sembra quasi una sfida. E Carolina la raccoglie: «Lo scriva: al contrario dei grandi, eletti nelle liste bloccate, noi raccogliamo le preferenze, una a una. La sottoscritta, è stata la più votata a Palermo. E saremmo noi i nostalgici fuori dal mondo?». Ma perché tanta difficoltà sull’antifascismo allora? «Forse perché in nome dell’antifascismo militante, nell’anno di grazia 2008, non solo nel 1943 dei bei libri di Pansa, qualcuno mi ha preso a bottigliate in facoltà!».

Altro capannello, quello dei torinesi, altro volto-simbolo dell’organizzazione, quello di Augusta Montaruli, la ragazza che è finita sulla prima pagina de La Stampa perché ogni volta che prova a dare un esame gli autonomi scatenano la guerriglia all’università: «Quello che ha detto Fini è un falso storico. La divisione fra buoni e cattivi è una cosa grottesca, che persino gli storici di sinistra rifiutano». Però così vi piove sulla testa l’accusa di nostalgismo. Augusta ride e scuote la testa: «Ma semmai è il contrario! Per noi è questa idea che si debba dire cosa si pensa del 1943 pena l’impossibilità di fare politica a essere anacronistica!». Avete quasi fischiato il vostro leader? «No. La nostra è stata un’accoglienza fredda ma responsabile. Una grande prova di maturità, direi: aspettiamo che i grandi dimostrino di saper fare altrettanto. Noi non siamo reducistici, siamo molto più moderni di loro».

In rete, malgrado nel weekend molti siano disconnessi, arrivano pronunciamenti a valanga, tutti scanditi nella lingua cruda del web. Scrive per esempio il Blog Lettera Maltese: «Oggi Fini, durante la festa di Atreju, ha detto ai suoi giovani fascisti di riconoscersi nei valori dell’antifascismo. Credo sia dunque ormai chiara la verità sul suo quoziente d’intelligenza. Quali sarebbero questi fottuti valori dell’antifascismo? La democrazia? J. J. Rousseau era antifascista?».
Un altro blog di destra - Radici Profonde - si affida alla satira cabalistica. «Quelli di Salò avevano torto, impossibile paragonarli ai resistenti. Parola di Gianfranco Fini (22: il matto). La festa dei giovani di An (48: morto che parla) si è trasformata in una grande lezione di storia presieduta da uno dei peggiori “storici” del nostro Paese». Su Atuttadestra prevale il sarcasmo sulla storia del leader: «Non fummo certo noi a dare a una mozione congressuale il titolo “Il Msi, fascismo del 2000”, ma un certo Gianfranco Fini, in arte presidente della Camera».

E che dire di Slash? «Tra la freddezza dei presenti ha avuto coraggio, se non si è suicidato, (politicamente) lo faranno fuori a breve. Però ha messo il paracadute, tra poco trasloca nel Pdl, libertà di essere fascisti». Infine i grandi. A sezioni chiuse, quelli che potevano sono accorsi fino a Revere, a manifestare il proprio dissenso alla presentazione dell’ultimo libro di Giampaolo Pansa. «Lo storico, dilettante» (autodefinizione) a sorpresa ha dato ragione a chi criticava Fini: «Io non so se sia un grande leader. So, e lo scriverò nel bestiario, che ha fatto un errore madornale nel non distinguere bene fra l’antifascismo democratico e quello totalitario. E so che ha messo in difficoltà, a partire da oggi, tutti i militanti di An che, in tutta Italia, adesso saranno irrisi e censurati».

martedì 30 settembre 2008

Superclass, l’èlite padrona del mondo


Tratto da NWO Di Glauco Maggi Seimila potenti guidano l’economia globale. Poliglotti, di ogni razza e quasi tutti uomini
Una loro sede fissa è Davos, in Svizzera, diventata ormai un evento mediatico globale delle élite internazionali: invasa dai giornalisti, è una passerella senza segreti che ospita ogni anno un’avanguardia di membri (rotanti) della «superclass». L’élite dell’élite, però, ama ritrovarsi nei più esclusivi meeting annuali itineranti della Trilateral Commission, o nel Bilderberg Group, dal nome dell’Hotel de Bilderberg, in Olanda, dove si tenne la prima riunione di auto-eletti nel 1954. Da allora il Bilderberg funziona solo ad inviti, e non ammette reporter che raccontano, semmai solo qualche super-giornalista che ha superato l’esame d’ammissione al club: per esempio il neo-conservatore William Kristol e il liberal Thomas L. Friedman, entrambi commentatori del New York Times.
La individuazione di una «superclass» che si è installata in cima al mondo è il parto di un ex sottosegretario di Bill Clinton per le politiche commerciali internazionali, David Rothkopf. Il suo libro-Manifesto, titolato appunto «Superclass», è stato appena tradotto anche in Italia da Mondadori. Il termine ammicca alla teoria marxista delle classi, ma in una rivisitazione che punta al riscatto dei diseredati, ai poveri del mondo che non avevano posto nel verbo marxiano dell’Ottocento, concentrato sull’Europa industrializzata: più in basso del Lumpenproletariat, ladri e prostitute assimilati ai capitalisti nel reprimere gli operai, Mark ed Engels non avevano potuto andare. Rothkopf sì: così, i reietti del globo che emergono dalle analisi della Banca Mondiale, cioè i tre miliardi di esseri umani che vivono con meno di 2,50 dollari al giorno (dati 2005) diventano la cattiva coscienza della superclasse internazionale. Che è cosmopolita e poliglotta ma più omogenea, nelle forme, di quanto le tensioni geopolitiche, e le differenze di razze e di tassi di sviluppo, potrebbero fa credere.
Secondo dati non di Rothkopf ma della ricerca sui milionari 2007 della Merrill Lynch-CapGemini, il vento della ricchezza finanziaria spira più da Est che da Ovest: gli Usa perdono quote di mercato tra i nuovi Paperoni (gente che ha investimenti in titoli per oltre un milione di dollari), mentre quelli dei Paesi emergenti sono cresciuti ad un tasso 5 volte più alto degli americani. L’anno scorso, i neo-ricconi sono balzati del 19% in Brasile, Russia, India e Cina, contro un aumento di solo il 3,7% negli Usa, che hanno visto ridursi in un anno la percentuale dal 31% al 29%, a vantaggio delle quattro nazioni neo-sviluppate salite dal 6% all’8%. Gli europei hanno ora il 31% di milionari, ma ne vantavano il 36% quattro anni fa.
Se una superclass globale esiste, è insomma ormai soggetta alla mobilità e alle scalate sociali che da sempre connotano il capitalismo, ora declinato pure in mandarino e in cirillico. Le materie prime hanno dato l’avvio alle nuove accumulazioni, ma adesso sta alle economie emerse saper accomodare le proprie classi dirigenti alla tavola imbandita del lusso. Termometri sensibili della affluenza del 2000 sono i megayacht e gli aerei privati. Burgess, azienda di brokeraggio di yacht, visto il trend attuale di ordini da Russia e India conta di fare entro cinque anni la metà dei suoi affari nei Paesi emergenti. E per la prima volta nei suoi 49 anni di storia la Gulfstream, nel 2007, ha avuto più ordini dall’estero per i suoi jet privati che non dall’America, dove pure sono cresciuti del 30%. Inevitabilmente, la nuova superclass sconta cadute di stile, tipiche dei nuovi ricchi: «Non sono abituati ad aspettare», racconta Robert Baugniet, portavoce della Gulfstream. «Quando si sentono dire che il G550 che vogliono comprare gli arriverà nel primo trimestre del 2013, richiudono stizziti la valigetta piena di dollari e non capiscono perché devono aspettare tanto».
In una imbarazzante promiscuità con la classe vecchio stampo delle élite navigate, la superclass globalizzata ha fame di simboli e fretta di mostrarli. Basta guardare chi compra ora i club inglesi di calcio, un tempo status symbol domestici ed ora giocattoli per sceicchi e neo-capitalisti putiniani gonfi di petrodollari. Oppure scorrere l’elenco, zeppo di russi, sudamericani e asiatici, di chi ha preso casa nelle due Torri della Cnn o nell’ex Plaza Hotel, supercondomini con vista su Central Park, o nel residence di Soho costruito da Donald Trump. Ma superricchi e superpotenti sono davvero una stessa razza, la nuova élite globalizzata dello sfruttamento? L’anagrafe che Rothkopf ha ricostruito in una lezione recente tenuta nel Middlebury College in Vermont risponde di sì: «Prendiamo le maggiori 2000 corporation del mondo, che impiegano 70 milioni di persone ovunque. Se consideriamo l’indotto che ruota attorno ad ognuna - per esempio la Procter&Gamble ha 30 mila ditte fornitrici - vuol dire che mezzo miliardo di persone dipende dalle decisioni di quei 2000 amministratori delegati. Essendo società quotate, gli azionisti hanno il loro peso: ma gli scambi, in realtà, sono opera dei 10 mila hedge fund, di cui 300 gestiscono l’80% delle transazioni, e 100 il 60%».
Gli executives dei fondi e delle banche maggiori, dunque, entrano anch’essi di diritto nel club, che a conti fatti raccoglie 6 mila membri contando pure politici, alti ranghi militari, capi delle religioni. Un potere concentrato, schiavo della globalizzazione, prono al mercato e sordo alla voce degli esclusi: Rothkopf vuole fare la rivoluzione, ma dove sono i proletari? Lui indica nelle donne la maggioranza più sottorappresentata, poiché il 94,7% dei 6000 della superclass sono maschi. Sarà la Palin il Lenin del 2000?

mercoledì 3 settembre 2008

I Pellerossa e Himmler


Secondo documenti top secret, declassificati agli inizi del XXI secolo, sembrerebbe che nativi indiani d’America, chiamati comunemente pellerossa, avrebbero fatto parte di un costituendo reparto delle Waffen SS o SS combattenti. Da documenti finalmente resi pubblici, sembra che le SS avrebbero costituito sul finire della seconda guerra mondiale un reparto da esplorazione, denominato ufficialmente come “Aufklarung Reiter Kompanie “Chief Sitting Bull”. Ma come si era giunti a tanto? Ebbene, nativi indiani d’America che erano stati forzatamente arruolati come coscritti nell’Esercito americano dell’ US Army, furono catturati dalla Wehrmacht durante le battaglie di Kasserine in Africa settentrionale, a Monte Cassino in Italia e in Normandia. Questi pellerossa gradirono molto entrare a far parte delle Waffen SS con la speranza che il Terzo Reich uscisse vincitore prima in Europa e poi andasse alla conquista dell’America per distruggere il governo della banda di Roosevelt che consideravano plutocratico, con il fine ultimo di poter edificare una nuova nazione autonoma di indiani d’America. Il loro leader era il capo Cherokee Standing Bull, il cui avo era Toro Seduto. Standig Bull cercò invano di avere un incontro con il Fuhrer per essere nominato il gauleiter o governatore di un indipendente Cherokee-land ma invano, perché il fuhrer si trovava all’epoca in Prussia. Chief Standing Bull ebbe però il gradito onore di avere un incontro con il Reichsfuhrer delle SS Himmler. Dopo tale colloquio, venne costituito un reparto di cavalleria da esplorazione di “braves” o “guerrieri pellerossa” e Chief Standing Bull fu nominato Braves-Sturmbannfuhrer o “maggiore dei pellerossa” da Himmler in persona. Viene riferito che tale unità di guerrieri pellerossa incorporati nelle SS furono impiegati durante l’offensiva delle Ardenne ed essi andavano alla ricerca soprattutto di scalpi degli americani fatti prigionieri. Sembra che alcuni prigionieri statunitensi furono salvati addirittura da uomini della Gestapo.Poi furono impiegati nella battaglia di Berlino contro i sovietici.Solo 30 pellerossa sopravvivranno a tale battaglia, incluso Chief Standing Bull che fu anche un testimone delle nozze tra Eva Braun e Hitler in quegli ultimi caotici giorni del Terzo Reich. Sapendo che i sovietici avevano catturato i pellerossa, il presidente USA Truman li richiese a Stalin che fu ben contento di sbarazzarsene.Così i 30 pellerossa rimpatriarono negli USA e nel 1947 furono giudicati da una corte marziale militare per tradimento. Solo nel 1995 saranno perdonati dal presidente Clinton.
Da CrimeList.

mercoledì 27 agosto 2008

Non pensare, potrebbe essere pericoloso.


O'Brien alzo' quattro dita.
-Quante sono le dita che tengo alzate, Winston?
-Quattro
-E se il Partito dice che sono cinque, quante dita sono?
-Quattro!- Winston urlo' di dolore a causa di una macchina controllata da O'Brien-
-Quante dita, Winston?
-Quattro
-Quante dita, Winston?
-Quattro! Cosa altro posso dire?Quattro!
-Quante dita, Winston?
-Quattro!Basta!Basta! Ma perchè non ti fermi? Sono quattro, quattro!
-Quante dita sono, Winston?
-Basta!Cinque!Cinque!Cinque!
-No, Winston non serve a niente. Tu stai mentendo. Pensi ancora che siano quattro. Per piacere, quante dita sono?
-Quattro!Cinque! Tutto quello che vuoi! Ma basta con questa sofferenza! [...] [...]
-Sei lento nell'apprendere, Winston
-Ma come posso fare a meno...come posso fare a meno di vedere quello che ho davanti agli occhi? Due più due fa quattro.
-A volte, Winston. A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più. Non è facile diventare sani di mente.
Tratto da 1984 di George Orwell


Sea Shepherd: i nuovi pirati


Sea Shepard: si autofiniscono eco-pirati, navigano battendo BANDIERA NERA!
Eroi che lottano contro lo sfruttamento selvaggio della Natura, contro il massacro di delfini e balene perpetrato dalle forze del capitalismo globale, contro tutte le attività illegali e i crimini compiuti in mare.
Contro gli abusi e lo sfruttamento compiuti in nome dell’avidità e del profitto, che purtroppo sono diventati più importanti della Vita, della Natura e dell’Ambiente!
Per saperne di più: www.seashepherd.org

domenica 24 agosto 2008

ARMI ROMANE ANTICHE











Cari amici,molti di voi sapranno del mio amore per la scherma antica e la gioia che provo nel praticarla.Al fine di raccontare un pò della scienza militare dei nostri gloriosi antenati Romani vi mostrerò e vi spiegherò quello che era il corredo base di un Legionario Romano.
Incominciamo con la più classica delle armi di Roma:




GLADIO-La lama è di circa 50 cm,è praticamente l'arma perfetta.Corta e potente è di un'estrema maneggevolezza,permete di colpire in molti modi dato che è bilama ed ha una punta in grado di perforare armature e corrazze.Ideale con lo scudo,torna molto bene anche nell'usarne due in contemporanea.Negli scontri ravvicinati soprattutto in mischia è l'arma ideale.




DAGA-Versione più corta del gladio(35 cm)ma cmq simile,usata però per lo più per compiti di polizia.Fu adottata dai romani in seguito al contatto con le popolazioni barbare del Nord Europa.
Molto usata anche per tutto il medioevo, si presentava con una lama a V lunga circa 35 cm, studiata appositamente per avere una tremenda forza di penetrazione al fine di vanificare la copertura offerta dalle armature complete.









FALCADA GRECA
-Spada corta di origine greca molti diffusa da età antichissime tra i Traci che ne erano maestri e che la usavano molto bene in coppia o con un piccolo scudo rotondo.E'un'arma micidiale di taglio e di punta,adatta a entrare tra le scaglie delle armature.Emana una forza spaventosa quando viene usata di fendente in quanto la sua forma la rende adatta a dirigere il peso del corpo e della spinta del movimento rotatorio del braccio verso terra.In epoca romana era diffusissima tra i gladiatori.



PILUM-Lancia romana in legno con punta in acciaio cm. 190,veniva usata sia come difesa contro la cavalleria quando le legioni o le coorti erano schierate,sia come arma di offesa durante gli assalti veniva gettata circa a 15 m dal nemico.Una sua particolarità era che si piegava quando colpiva il bersaglio, così che il nemico non poteva riutilizzarla.Micidiale.

Elmo Romano di Cavalleria Imperiale-
Tutto in acciaio con rifiniture e decorazioni in ottone , pennacchio rosso verticale e imbottitura interna.



















SCUDO ROMANO QUADRATO-Questo è il classico scudo romano quadrato,ottimo sia per i combattimenti ravvicinati e in mischia perchè permette una buona copertura generale del corpo,soprattutto per gli arti inferiori in quanto i colpi alle gambe sono i più difficili da parare.Inoltre permette ad un manipolo di potersi porre a testuggine,il gioiello della scienza militare romana,una formazione che permetteva di avvicinarsi fin sotto le mura di una città anche se bersagliati da sassi e freccie o di districarsi in situazioni di pericolo e di inferiorità numerica.

lunedì 18 agosto 2008

"GOVERNO FASCISTA.."BY FAMIGLIA CRISTIANA


Di Antonino Amato Recentemente ci ha pensato il settimanale “Famiglia Cristiana” a rallegrarci le giornate estive. Lanciando intendere che il Governo Berlusconi stia facendo da battistrada ad un “fascismo che risorge sotto altra forma”.Due i “sintomi” di “questo fascismo ritornante”:1. L’impiego dei militari nelle città italiane a “dare una mano nel mantenere l’ordine pubblico”. E su questo non si può non convenire con il settimanale che si definisce “cristiano” ma potrebbe, agevolmente e giustamente, dirsi “giudaico”. I soldati vanno inviati in Afganistan, in Kossovo e in Libano a sostegno delle politiche bellicistiche di USA/Israel. Usarli nelle città italiane, invece, puzza tanto da “fascismo che ritorna”.2. Si vorrebbero “prendere le impronte ai bambini rom”. E si sbandiera la giustificazione che la misura sarebbe presa per…. accertarne la “identità” e per proteggerli. Giustificazioni ridicole e fuorvianti. Basta difatti notare che la “Città del Vaticano” non ha bisogno di ricorrere a simili “misure fasciste” per tenere ordinato il suo territorio. Alla bisogna provvedono, con prudenza e discrezione, quei babbei che amministrano la “Colonia Italya”. Pertanto, nella ”Città del Vaticano” niente immigrati clandestini e niente rom, accamppati ovunque. Perché la “Colonia Italya” non ha forze sufficienti per difendere e controllare il suo territorio, ma dispone di forze a iosa per tenere lindo e pulito il territorio della “Città del Vaticano”. Più che giusto, quindi, che spesso e volentieri qualche grasso prelato vaticano ci critichi. E che “Famiglia Giudeocristiana” ci accusi di “fascismo”.***Siamo nel Paese di Arlecchino e Pulcinella. E in tanti amano recitare a soggetto. Oggi ci prova Sergio Luzzatto (1). Lo stesso ci fa sapere che sente “profumo Farinacci”. E il “profumo Farinacci” lo riscontrerebbe sulle colonne del quotidiano “LIBERO”.Io, invece, sento profumo di “giudeo impostore”. Ed affermo che, se Luzzatto trova “profumo Farinacci” nel quotidiano “LIBERO”, c’è da concludere che “Judeus Judeum fricat”. Cito testualmente una delle motivazioni che inducono il “nostro” (?!?) a trovare in “LIBERO” “profumo Farinacci”: “L’Europa mediatrice tra Russia e Georgia? Cagasottismo dei Chamberlain di fronte ad Hitler, con Mosca si fanno affari migliori se si tiene la schiena diritta. Ed anche le mani sulla pistola, se serve” (1). Tutto qui? Tutto qui. Ed allora mi chiedo: ma la posizione di “LIBERO” non è esattamente la impostazione che USA/Israel danno della situazione? Sono, dunque, tutti dei “fascisti che ritornano”? Oppure sono i Giudei che si dividono in “guerrafondai di destra” e in “pacifinti di sinistra”?Scrivo in libertà? E, allora, sapete dirmi quale è la differenza tra il Governo Berlusconi e il defunto Governo Prodi sulla Base di Vicenza? E sui nostri soldati inviati in Afganistan? E sui nostri soldati inviati in Libano? A proposito di Libano, io temo che Luzzatto non legga neppure il giornale sul quale scrive. E, difatti, oggi il “Corriere” ci informa che “il generale Graziano, capo della Unifil, accusa Israele di violare quotidianamente lo spazio aereo libanese” (2). Manco a dirlo, Israele protesta. Non perché “nega i fatti”, ma perché sostiene che “i Giudei hanno diritto di vigilare sul mondo intero”. E questo perché Jahvé scese sulla terra, dicendo ad Abramo: “Voi siete il mio popolo eletto. Vi autorizzo a ballare sui coglioni degli altri popoli”. Almeno così la raccontano.
Antonino Amato(1) “Eau de parfum Farinacci” in “Corriere della Sera” del 17 agosto 2008, pagina 35;(2) “Missione in Libano, Israele contro Graziano” in “Corriere della Sera” del 17 agosto 2008, pagina 13.

sabato 16 agosto 2008

RUSSIA vs SION


Tratto da Disinformazione Di Marcello Pamio. La storia inizia quando l’Ossezia del sud, una regione della Georgia, reclama la propria indipendenza.La Russia sta a guardare ammiccando, anche perché fa molto comodo avere all’interno di uno “Stato nemico”, comprato dalle due potenze atomiche Usa e Israele, un satellite che crea destabilizzazione.La Georgia (totalmente filo israelostatunitense) non ci sta e bombarda nella notte e alle prima ore dell’alba dell’8 agosto la Repubblica dell’Ossezia.[1]La Russia a questo punto non sta più a guardare, e forse era proprio quello che aspettava: invia l’aviazione e inizia lo scontro armato.Si parla già di oltre 2000 morti, ma le cifre come sempre accade in questi casi, sono destinate a salire.In maniera sincronica, come sempre accade in questi casi, parte la propaganda mediatica, e le immagini che circolano nei telegiornali di Regime sono esclusivamente le immagini di distruzione e morte provocate dall’aviazione russa in Georgia. Ma non arrivano invece le immagini del fuoco georgiano che avrebbe provocato nelle sole prime ore 1600 morti e pesanti devastazioni.[2]Come mai le foto e i video si concentrano sulle vittime della controffensiva russa a Gori o in altre città maggiori georgiane, quando almeno tre quarti dei 40.000 profughi censiti dalla Croce Rossa risultano essere osseti?[3]Chi ha il potere di controllare i media occidentali? Per quale motivo si fa passare solo una parte della verità amplificandola ad hoc? Domande retoriche, la cui risposta è presto detta, tanto più quando si viene a sapere chi c’è dietro l’affaire…Fin dall’inizio, sul sito www.debkafile.com molto vicino al Mossad israeliano, si evince che anche in questo scontro armato il piccolo stato di Sion gioca un ruolo importante, naturalmente oltre a l’onnipresente America.“L’anno scorso – scrive il Mossad - il presidente georgiano ha assoldato da aziende di sicurezza private israeliane varie centinaia di consulenti militari, circa un migliaio, per addestrare le forze armate georgiane in tattiche di combattimento (commando, aria, mare, mezzi armati e artiglieria). Hanno inoltre offerto al regime centrale istruzioni sull’intelligence militare e la sicurezza. Tbilisi ha acquistato anche armi, intelligence e sistemi elettronici per la pianificazione dei combattimenti da Israele. Questi consulenti sono di sicuro profondamente coinvolti nella preparazione dell’esercito georgiano alla conquista della capitale osseta di questo venerdì.Nulla di nuovo all’orizzonte: il democratico stato d’Israele, possessore di centinaia di testate atomiche, vende armi e fornisce consulenza d’intelligence e militare a tutti paesi considerati “amici” o semplicemente “utili” per qualche scopo…In questo caso la “Gerusalemme non proprio Celeste” deve difendere i propri interessi petroliferi nell’oleodotto Baku-Ceyhan, costruito per non passare nei territori russi, dopo che Vladimir Putin ha rifiutato la collaborazione di un progetto per portare gas ai porti israeliani di Ashkelon e Eilat dalla Turchia.[4] Una pipeline lunga migliaia di chilometri, che partendo da Baku sul Mar Caspio arriva fino a Ceyhan in Turchia senza toccare la Russia.Un piccolo tratto di Mediterraneo separa il porto di Ceyhan ad Haifa.In questo progetto ovviamente la Georgia deve rimanere indipendente dal vecchio orso russo e soprattutto non avere secessioni che potrebbero creare problemi al proprio interno.Ricorda molto da vicino la triste vicenda dell’Afghanistan, quando i talebani erano finanziati, addestrati e armati dall’intelligence militare USA per combattere l’invasione delle truppe sovietiche al confine. Tutto ha iniziato a incrinarsi non a seguito della false-flag dell’11 settembre, ma quando gli “studenti del Corano” hanno iniziato a mettere i bastoni tra le ruote alla costruzione dell’oleodotto (da 1 milione di barili di petrolio al giorno) della statunitense Unocal che doveva passare proprio per il loro Paese. Risultato: i talebani, assieme a decine di migliaia di civili innocenti, sono stati massacrati e le città e i villaggi, rasi al suolo!Il 10 agosto del 2008 il quotidiano israeliano Yediot Aharonot ha pubblicato un articolo dove spiega dettagliatamente la questione: «Il combattimento che è iniziato nel fine settimana tra Russia e Georgia ha portato alla luce il profondo coinvolgimento di Israele nella regione. Questo coinvolgimento include la vendita di armi avanzate alla Georgia e l’addestramento di forze di fanteria dell’esercito georgiano. Il ministro della difesa [israeliano] ha tenuto un incontro speciale questa domenica per discutere delle varie vendite di armi israeliane in Georgia, ma finora non è stato annunciato nessun cambiamento di politica. “La questione è tenuta sotto stretto controllo”, hanno detto fonti del Ministero della Difesa. “Non operiamo in nessun modo che possa contrastare gli interessi israeliani. Abbiamo declinato molte richieste che implicavano vendite di armi alla Georgia; e quelle che sono state approvate sono state analizzate scrupolosamente. Finora non abbiamo posto limitazioni alla vendita di misure protettive.”[5]Questa collaborazione, tra Georgia e Israele, non è certo strana se vediamo chi sono gli attori principali.Il Ministro georgiano Temur Yakobashvili è ebreo come pure il Ministro della Difesa David Kezerashvili, anzi quest’ultimo è un ex cittadino israeliano.[6]Il sito sionista Ynet.news elenca anche altri personaggi israeliani che hanno approfittato della situazione georgiana: «l’ex ministro (israeliano) Roni Milo e suo fratello Shlomo, direttore delle Military Industries, il brigadiere-generale (in congedo) Gal Hirsch e il General Maggiore (anche lui in congedo) Yisrael Ziv».[7]Roni Milo per esempio ha condotto affari in Georgia per la Elbit Systems e le Industrie Militari, e col suo aiuto le industrie militari israeliane hanno venduto alla Georgia droni, torrette automatiche per veicoli blindati, sistemi antiaerei, sistemi di comunicazione, munizioni e missili.Nonostante la falsità mediatica con la quale il Regime è abituato a riempirci la testa, anche in questo caso, ma possiamo dire, come nella totalità degli scontri militari, di attacchi terroristici, di false.flag, esiste sempre un interesse economico dietro.Le domande che dobbiamo porci per cercare di capire gli accadimenti, a prescindere da come ci vengono raccontati o romanzati in tivù e nei giornali, è: Cui Prodest? Cui Bono? A chi giova? Chi ne beneficia?Ecco alcune immagini della Reuters che dimostrano la propaganda mediatica –> Immagini false della ReutersPer approfondire l’argomento:“ La Georgia e l’Israel connection”,www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4908“Governo georgiano, ministri israeliani”http://www.effedieffe.com/content/view/4135/166/“Georgia: ha perso Israele”http://www.effedieffe.com/content/view/4130/166/“ Israel backs Georgia in Caspian Oil pipeline battle with Russia ”www.debka.com/article.php?aid=1358[1] “Il Caucaso in fiamme. La Georgia bombarda l’Ossezia del sud”, Radio Vaticana, 8 agosto 2008[2] “Una guerra, due verità”, Alessandro Logroscino, Ansa, 11 agosto 2008[3] Idem[4] “ La Georgia e l’Israel connection”, www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4908[5] Idem[6] “Governo georgiano, ministri israeliani”, Maurizio Blondet, Effedieffe[7] “ La Georgia e l’Israel connection”, www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4908

mercoledì 13 agosto 2008

TRICOLORE ROCK FESTIVAL 2008

13/08/'08

E’passata poco più di una una settimana dalla prima edizione e soltanto ora cominciamo a renderci conto dell’importanza dell’evento che abbiamo creato.
Per 4 mesi tutti i ragazzi di Azione Giovani della Versilia hanno lavorato sodo (in maniera totalmente autonoma) e si sono impegnati per fare qualcosa che qui in Versilia nessuno mai aveva avuto il coraggio di fare.
Sinceramente nessuno di noi si aspettava un simile successo,eravamo nell’ordine delle 200 persone non di 500!!!Per cui ci scusiamo se qualcuno ha dovuto aspettare e fare la fila per mangiare ma veramente l’abbraccio e l’affetto che la gente ci ha dimostrato è stato grande,anzi grandissimo.
Questa secondo noi è la riprova che c’è voglia di destra in Versilia ma di quella vera,della destra di popolo.
Quello che intendo dire è che oltre all’azione di governo sul territorio che è fondamentale bisogna anche non perdere per strada il senso delle proprie radici e della propria identità.
Per 50 anni siamo stati in mezzo alle piazze,nelle strade,nelle borgate poi da quando siamo entrati nei “palazzi” vi ci siamo rinchiusi per uscirne di rado solo per i periodi elettorali.Per noi di Azione Giovani non dev’essere così..se tanta gente in Versilia ci dà la sua preferenza(basti pensare alla storica vittoria di Viareggio)noi dobbiamo andargli incontro,parlarci, farci sentire presenti instaurando un rapporto personale di fiducia col cittadino.Questo è stato il senso di questa festa e la presenza di tanta gente ci ha dato ragione.Lo strappo con le solite manifestazioni
di partito è stato evidente,abbiamo preferito non parlare di politica ma far parlare la musica di politica,perché tante volte sono solo gli artisti che si possono permettere di raccontare storie,cose o fatti che altrimenti in ambiti”seri” sarebbe difficile parlare perché occorrerebbero intere giornate..oltre a questo si pensi ai banchetti d’”area” che sono stati organizzati con Ag Massa,Ass.cult.La Fenice e Ass.Militaria dove la gente ha potuto trovare libri,maglie,cd e altri gadget che altrimenti sarebbe difficile reperire.
Un ringraziamento speciale va a tutte le comunità di AG che sono intervenute:da Massa a Firenze a Vicenza a Piacenza a La Spezia a Milano a tante altre…con la promessa che ci rivedremo sicuramente il prossimo anno per la II° edizione del Tricolore Rock Festival ancora di più,ancora migliore!!!
Nobis!!!

domenica 13 luglio 2008

Le origini Usuraie dell'Europa Liberale

















Mercantilismo Giudaico-Massonico VS Onore & Tradizione


Un altro elogio veteromarxista della borghesia. Un’altra apoteosi dell’ideologia del profitto.Oggi parliamo dell’ultimo libro di Luciano Pellicani, Le radici pagane dell’Europa (Rubbettino). Il titolo trae in inganno. In realtà, si tratta di un atto d’accusa contro il Cristianesimo e di un’esaltazione del “libero pensiero” laico e democratico. Il quale, del tutto fuori luogo, viene associato addirittura al paganesimo… Leggiamo dunque che l’affermazione della Modernità con tutti i suoi straordinari “progressi” – individualismo, liberazione dall’oppressione teologica cristiana, trionfo della Ragione, libera critica, secolarizzazione, etc. - sarebbe il frutto di una lotta intrapresa dal mercato, sin dal Medioevo, contro la teocrazia. Il mercato, devoto alla legge laica del profitto, avrebbe smantellato l’edificio religioso e piantato le basi della società moderna. Insomma, dovremmo esser grati al mercante: il suo lavoro, attraverso le tappe del libero Comune medievale, del Rinascimento laico e dell’Illuminismo, ci avrebbe donato tutti i “benefici” della Modernità. Siamo dunque, ancora una volta, all’elogio veteromarxista della borghesia. Un’altra apoteosi dell’ideologia del profitto e dello spirito laico. Ma non è questo il punto.Il fatto è che adesso l’attuale società individualista e laica, per il solo motivo che si sarebbe emancipata dalla teologia cristiana, viene assurdamente chiamata “neo-pagana”. Una società – quella pagana antica - che era radicalmente comunitarista e sacrale viene spacciata come la diretta anticipatrice del suo contrario. Le radici pagane dell’Europa vengono fatte coincidere dunque con l’utilitarismo agnostico, con l’egoismo economico e di classe. Platone e Aristotele si rivolteranno nella tomba…Questo propagandistico esercizio di manomissione ideologica e di incultura storica va segnalato come reperto che documenta, una volta di più, l’identità genetica tra capitalismo e progressismo democratico.Immancabilmente, infatti, alla fine, venga da destra o da sinistra, il progressista è un sostenitore del liberalismo e dell’economia di mercato. Pellicani, direttore della sopravvissuta rivista del PSI “Mondoperaio”, studioso delle profezie gnostiche rivoluzionarie (dalle sette puritane al bolscevismo), rappresenta al meglio quell’infaustissimo pensiero lib-lab, in cui si saldano dialettiche libertarie e fissazioni globalizzatrici di marca liberal-laburista. Siamo nel cuore del Pensiero Unico e dell’intolleranza democratica.Il laico Pellicani, infatti, ha una fede assoluta: l’Illuminismo. Egli narra che è grazie al suo prevalere sul dogma ecclesiastico che la luce del progresso un bel giorno è apparsa, rivelando all’uomo moderno tutte le “grazie” dell’individualismo liberale. Lo studioso si oppone a quella storiografia che – sulla scorta di Max Weber – vide nel settarismo puritano e nella sua religione dell’accumulo l’origine dell’utilitarismo capitalistico. Da avversario ideologico del Cristianesimo, l’autore non tollera che si attribuisca a una scheggia cristiana il “merito” di aver costruito l’etica capitalistica e, con questa, il grande “capolavoro” liberista. E sentenzia: non furono i puritani calvinisti a creare l’individualismo. Fu la borghesia laica. E questo lavoro può ben definirsi “neo-pagano”. Ipse dixit. Sembra un incubo.La grande borghesia globalista che gestisce la finanza mondiale, davvero non ha un background ideologico fortemente religioso, e per la precisione giudaico-cristiano? Allora chiediamoci: e i teo-con al potere a Washington, perfetta incarnazione della “società dei giusti” di matrice settaria? Non sono forse dei fanatici e aperti divulgatori del messaggio biblico di dominazione mondiale? E le appartenenze massonico-anabattiste dei vari Bush? E le logge quacchero-evangeliste che dominano in lungo e in largo l’economia e la politica liberal? E la promessa di un Millennio di liberazione democratica del mondo, circa il quale ci giungono quotidiane assicurazioni da parte dei turbocapitalisti? E il legame occulto tra il potere finanziario mondialista e il templarismo di matrice ebraico-biblista? Ma poi: non era forse l’inventore stesso del liberismo, John Locke, soprattutto un prete riformato? E non dicono da sempre gli Stati Uniti, patria del capitalismo liberal, di essere per l’appunto la “nuova Sion”? Anche i ciechi vedono che il capitalismo cosmopolita attinge i suoi valori da un grumo ideologico universalista per nulla laico. Per dire: che ci sta a fare il triangolo massonico – traslato del dogma trinitario «che illumina il vasto universo» – sulla banconota da un dollaro?Paganesimo? Che c’entra in tutto questo il paganesimo? Forse si parla di quel mondo fondato sulla Tradizione, sulle gerarchie sacre, sull’anti-egualitarismo, sul politeismo, sul primato della stirpe nei confronti dell’individuo, sul relativismo culturale, sulla concezione eroica e anti-utilitaria della vita, ciò che fece grandi le antiche civiltà, prime tra tutte la Grecia e Roma? Se è così, cosa c’entra il mondo moderno con il paganesimo? Il mondo moderno, come conferma Pellicani, è individualismo, desacralizzazione, tradimento dell’ethnos, sovvertimento della Tradizione. Il mondo antico, se non andiamo errati, è il suo esatto contrario. Dice Pellicani che l’Antichità pagana è assimilabile alla Modernità, poiché la filosofia greca era «interamente dominata – quanto meno nelle sue punte più alte – dalla ragione e dal libero esame». E dice anche che grazie all’Illuminismo liberale, finalmente l’Atene del libero pensiero ha oggi trionfato sulla Gerusalemme teocratica… Castroneria più enorme non era davvero pensabile. Il razionalismo ellenico, lungi dall’avere qualcosa a che spartire con quello moderno, ne rappresenta anzi l’antitesi geometrica. Il razionalismo ionico non è quello illuminista… A dimostrazione di quanto poco contasse per i Greci l’individuo in confronto alla polis, ricordiamo che persino Socrate il dialettico accettò la propria condanna a morte, riconoscendo lui per primo la prevalenza dell’etica comunitaria tradizionale sulle sue libere opinioni.La Grecia pagana non conobbe mai un primato della ragione autonoma. In essa, al contrario, fu sempre egemone l’incanto per il mondo, al punto che il mito – ben più del logos – determinava i valori della polis comunitaria. Il razionalismo ellenico era quanto mai religioso e devoto ai sacrali risvolti della vita, quanto mai rispettoso del differenzialismo che è in natura… al punto da trovare perfettamente naturale l’onnipotenza dello Stato schiavile su ogni condizione individualistica… Questi sono concetti scontati e a tutti noti. Il differenzialismo razzialista delle costituzioni ateniese o spartana, come pure il generale disdegno per le pratiche speculative del commercio, erano indiscussi tra i Greci. La partecipazione politica del cittadino greco – definita democrazia totalitaria dagli studiosi, a cominciare da Finley - era talmente poco individualista, talmente incentrata sul primato della stirpe e delle tradizioni, talmente ignara di inauditi “diritti” individuali, che l’individuo sradicato, astratto dal retaggio del clan familiare o dalla synghéneia, cioè la comunità di sangue, e avulso dal contesto di una sacrale autoctonìa sul suolo dei padri, in Grecia rimase sempre inconcepibile.Ciò che unicamente contava era il radicale prevalere della legge comunitaria sul singolo. Figurarsi, poi, se il singolo era un mercante… figura, questa, senz’altro sottoposta a disprezzo sociale.A quanto pare, il solo Pellicani non sa che, come ha scritto ad esempio lo storico dell’economia antica Thomas Pekàry, ad Atene «gli affari finanziari erano considerati indegni e poco puliti dai liberi cittadini, così come più tardi dai senatori romani». In Grecia, il mestiere del banchiere privato era riservato ai meteci e ai liberti, cioè agli stranieri e agli schiavi riscattati, esclusi gli uni e gli altri dalla cittadinanza e pesantemente discriminati dalla società… e le banche esistevano, certo – nel IV secolo ad Atene se ne contavano otto – ma non esisteva il sistema dell’investimento commerciale privato, essendo la banca – specialmente quella “centrale” statale, situata nel santuario sull’isola di Delo – una riserva di ricchezza da utilizzare comunitariamente, e sottoposta alla garanzia divina assicurata dal patrocinio del Dio Apollo… dica un po’ Pellicani dove rintraccia il laicismo e il “libero pensiero” individualista nella Grecia pagana!Ma neppure il Comune medievale o il Rinascimento furono mai luoghi grazie ai quali il borghese affermò le sue logiche sovversive. Egli le affermò contro quei sistemi. Nel Comune e nella Signoria – lo si sa almeno dai tempi del Burckhardt – divenne egemone, tutto all’opposto, proprio «la funzione affatto moderna dell’onnipotenza dello Stato». Col protagonismo politico dei Comuni, per un attimo si ruppe il predominio ecclesiastico… ma in nome di una “modernità” ben diversa da quella che piace a Pellicani. Una “modernità” che ribadiva la Tradizione sull’esempio degli antichi: il primato della politica sull’economia, la comunità giurata (si vedano gli studi di Paolo Prodi sul giuramento politico alla base del sacramento del potere in epoca umanistica), il popolo in armi, la religione della Patria… Basta pensare a Machiavelli – che definì demoniaco il potere finanziario – e all’ideologia comunale repubblicana… E il Rinascimento? Ma cos’altro fu, se non una riproposta del vero paganesimo antico, garantito non dalla ragione, ma al contrario dalla fede nel magico e nel misterico? Ficino, Poliziano, Pico della Mirandola, la cultura ermetica rinascimentale: tutti elementi estranei al laicismo mercantile… Piuttosto, dia Pellicani un’occhiata agli studi di Quinzio sulle radici ebraiche del moderno…La catastrofe europea cominciò per l’appunto non appena tutti i poteri tradizionali medievali e rinascimentali vennero scalzati dalla borghesia commerciale, in asse col potere ecclesiastico: dal Trecento in poi, sull’élite guerriera si ebbe il crescente prevalere del potere economico-finanziario, non di rado gestito dai vescovi e dagli Ebrei non meno che dai borghesi. Segnaliamo che molti papi rinascimentali provenivano giusto da quelle famiglie laiche di banchieri (ad esempio i Medici) che assicurarono il dominio usurario su quello comunitario. Dalla “donazione di Sutri” nel secolo VIII fino a Marcinkus e alla finanza vaticana, la Chiesa ha sempre conciliato a meraviglia apostolato e capitalismo… Contrariamente a quanto afferma Pellicani, oggi registriamo proprio la schiacciante vittoria di Gerusalemme su Atene. Quanto sia violento questo dominio del Pensiero Unico a guida usuraria, lo sanno bene quei popoli che sperimentano ogni giorno il vero messaggio “libertario” della democrazia liberale ebraico-cristiana: speculazione finanziaria ed etnocidio.

sabato 5 luglio 2008

L'equivoco del "Nuovo Paganesimo"



di Julius Evola (Bibliografia fascista, n.2/1936).

Recentemente a Vienna, in occasione di una intervista, un giornalista, cui era noto come noi già molti anni fa in Italia avemmo a difendere un "Imperialismo Pagano", ci disse che ormai la nostra ora, in un altro paese almeno, poteva dirsi venuta. Egli alludeva naturalmente alla Germania, alle corenti più o meno affiancate al nazismo, intese a creare un nuovo spirito religioso germanico e non-cristiano. Noi rispondemmo che il tempo, piuttosto, ci sembra venuto, in cui ci troviamo quasi costretti a dichiararci, se non cristiani, almeno cattolici.In realtà, quello del "nuovo paganesimo" d'oltralpe è un grosso equivoco, chiarire il quale non può non offrire dell'interesse, sia per la cosa in sè, che, in una certa misura, appunto per un fatto personale di chi scrive. Noi infatti avemmo ad indicare il valore che la ripresa di alcune nostre grandi tradizioni precristane potrebbe avere per una ricostruzione in senso eroico, imperiale ed integralmente "romano" della nostra civiltà occidentale: ed oggi siamo ben lungi dal pensare diversamente che nel 1928, quando fra una certa sensazione uscí un nostro libro recante appunto il titolo Imperialismo Pagano. Senonché fra le idee da noi riprese, e ciò che viene oggi affermato in Germania come "nuovo paganesimo", esiste non solo una differenza, ma anche un'antitesi. Per cui - notiamolo di passata, e non senza riferimento alle dicerie di qualche interessato - se è vero che certe nostre opere trovano ora in Germania una risonanza maggiore che in Italia, altrettanto vero è però che una tale risonanza si riferisce assenzialmente ad ambienti dell'antica Germania conservatrice e per nulla alle nuove correnti pagane, con le quali insomma non abbiamo nessun rapporto, e con lo stesso fronte semi-ufficiale di Alfred Rosenberg.Il Rosenberg tanto interesse dimostrava per noi quando credeva, per sentito dire e per l'equivoco, appunto, del termine generico "pagano", che fossimo sulla sua stessa linea, altrettanta frigidità sembra dimostrare ora che è venuto propriamente a conoscenza dei nostri veri punti di vista. I quali, se possono avere un'azione in Germania, è quella di mostrare la deformazione che molte idee, suscettibili di un significato superiore, hanno subíto in una adattazione avente per mira scopi puramente empirici e tendenziosamente politici.Ma vediamo ora in che consiste propriamente ed oggettivamente l'equivoco del neopaganesimo nordico e proponiamoci di esaminare la quistione nel modo più impersonale: chiediamo venia a coloro che forse perferirebbero vederci usare le parole d'ordine oggi, a tale riguardo, più d'uso fra noi, ma ormai più o meno note a tutti.Il primo punto da fissare è che la scelta del termine "pagano" per designare in genere visioni del mondo e tradizioni estranee ai quadri del cristianesimo è tutt'altro che felice, onde noi stessi ci rammarichiamo di aver precedentemente usato questa espressione. Paganus, infatti, è un termine essenzialmente dispregiativo se non ingiurioso, adoperato ad uso polemico dalla prima apologetica cristiana. Senonché non solo come termine, cioè come parola, bensí anche come contenuto e come concetto esiste un "paganesimo", che è una escogitazione polemica e che trova ben poco riscontro nel mondo pre-cristiano e non-cristiano quale veramente fu, prescindendo da periodi di palese decadenza. Per affermare e glorificare la nuova fede, una certa apologetica cristiana procedette ad una deformazione e ad una svalutazione spesso sistematica di quasi tutte le dottrine e le tradizioni precedenti, alle quali poi si fece corrispondere la designazione complessiva e dispregiativa di "paganesimo".Orbene, noi ci troviamo di fronte più o meno al seguente paradosso: un tale "paganesimo" mai esistito, generato polemicamente dell'apologetica cristiana militante, minaccia proprio oggi di esistere per la prima volta, appunto per opera dei neopagani e degli anticristiani della nuova Germania.Quali sono i tratti principali della visione pagana della vita, così come detta apologetica l'ha supposta e l'ha diffusa?Anzitutto: naturalismo. La visione pagana della vita avrebbe ignorato ogni trascendenza. Essa sarebbe rimasta in una promiscuità fra spirito e natura. Il suo limite, sarebbe stato una mistica delle forze naturali (é la vecchia storia della "Selva" opposta al "Tempio") e una divinificazione superstiziosa delle energie delle razze, allevate da altrettanti idoli. Da cui, in primo luogo, un particolarismo e un politeismo condizionato dalla terra e dal sangue. In secondo luogo, l'assenza del concetto di personalità e di libertà, uno stato di innocenza, che è semplicamente quello proprio agli esseri di natura, a coloro che ancora non si sono destati a nessuna aspirazione veramente sovranaturale. Di contro al determinismo e al naturalismo "pagano" sorge per la prima volta col cristianesimo un mondo della libertà sovramondana, cioè della grazia e della personalità; un ideale "cattolico", vale a dire, etimologicamente, universale; un sano dualismo, che permette la subordinazione della natura ad un ordine superiore, ad una legge dall'alto.Questi sono i tratti principali, schematici, della concezione più corrente del paganesimo. Tutto quel che essa presenta di inesatto e di unilaterale, vi è appena bisogno di farlo rilevare a chiunque abbia, in fatto di storia delle civiltà e delle religioni, una conoscenza diretta anche soltanto elementare: e del resto già nei quadri della prima patristica - in un Origene, in un Clemente Alessandrino, in un Giustino, ecc. - assai spesso si dette prova di una comprensione assai maggiore dei princ�pi e dei simboli della precendente civiltà. Qui non possiamo mettere in risalto che qualche punto.Anzitutto, ciò che caratterizzò il mondo non-cristiano in tutte le sue forme superiori, non fu una divinificazione superstiziosa della natura, bensì una comprensione simbolica di essa, per via della quale ogni fenomeno ed ogni azione apparì come la manifestazione sensibile di un mondo sovrasensible: la concezione "pagana" dell'uomo e del mondo abbe essenzialmente carattere simbolico-sacrale. In secondo luogo, il modo "pagano" di vita non fu per nulla una naturalistica licenza: nelle forme originarie e di alta tensione dell'antica Roma, dell'antica Ellade, delle antiche civiltà indogermaniche d'Oriente, ecc., non vi fu aspetto della vita, sia individuale che collettiva, che non fosse accompagnata, sorretta e animata da un rito corrispondente, cioè da una azione e da una intenzione spirituale concepite come oggettivamente efficaci. In terzo luogo, il mondo "pagano" conobbe già un sano dualismo: esso si ritrova non solo in grandi concezioni speculative - limitiamoci a nominare un Platone e un Çankara - ma altresì in visioni religiose generali, come quella antigonistica a tutti nota degli Indoeuropei dell'antico Iran, come l'opposizione ellenica fra le "due nature", come quella fra mondo degli Asen e mondo elementare degli antichi Nordici, o quella fra "via solare" e "degli Dei" e "via della terra", fra "vita" e "liberazione della vita" degli antichi indú, e via dicendo, in connessione a ciò, l'aspirazione ad una libertà sovrannaturale, cioè ad un compimento metafisico della personalità, fu comune a tutte le grandi civiltà precristiane, le quali conobbero tutte una "iniziazione" e celebrarono i loro "misteri".L'innocenza naturalistica pagana è una tale favola, che essa non si ritrova nemmeno fra i selvaggi: quella forma che, per alcuni, sarebbe il suo limite, cioè l'ideale classico, non sta al di qua, ma al di là del dualismo fra spirito e corpo essendo l'ideale di uno spirito resosi così dominante, da plasmare interamente il corpo e l'anima a sua imagine, in perfetta corrispondenza di contenente e contenuto.In quarto luogo, un'aspirazione universalistica è da constatarsi dovunque, nel mondo "pagano", nel ciclo ascendente di una razza superiore, si manifestò una vocazione all'impero: e una tale vocazione spesso fu anche metafisicamente potenziata e apparve come una naturale conseguenza dell'estensione dell'antica concezione sacrale dello Stato e come la forma propria in cui tende a manifestarsi una presenza vittoriosa del sovra-mondo nel mondo. A tale riguardo potremmo ricordare l'antica concezione iranica dell'impero quale "corpo" del "Dio di Luce", la tradizione indo-aria del "Signore Universale" o "çakravatri", e così via, fino a giungere alla teoria "solare" del tardo impero romano, il quale ebbe un contenuto rituale e sacrale nel culto imperiale, che si pose non come la negazione, bensí come la culminazione gerarchia unificatrice di un pantheon, cioè di una serie di culti condizionati della terra e dal sangue. E per moltiplicare rettificazioni del genere, senza un'ombra di tendenziosità vi sarebbe solo l'imbarazzo della scelta.Colui che si rendesse ben conto di tutto ciò, e riconoscesse che è una pessima tattica difendere la propria tradizione discreditando quella degli altri, avrebbe facile modo di vedere la via per superare ogni unilateralezza dettata da spirito di parte, per dare ad ognuno il suo, per separare il positivo dal negativo, e dal contingente nelle varie forme storiche, ma soprattutto per venire ad una visione più completa, ad un punto di vista veramente universale, tale che ad esso possa davvero applicarsi l'assioma "cattolico" quod ubique, quod ab omnibus et quod semper. Si potrebbe cioè enucleare un corpo di principi, da dirsi "tradizionali" in senso eminente, perché essi apparirebbero, in fondo, anteriori e superiori - metafisicamente - a qualsiasi particolare di queste tradizioni o religioni. È su questo piano, e senza la minima animosità, con la fermezza, invece, che proviene dalla giusta visione, che si potrebbe poi anche procedere ad una revisione dei valori, sia nel senso di limitare o gerarchicamente subordinare la validità di alcune concezioni particolari, specificatamente ebraiche, del cristianesimo, sia nel senso di riportare alla loro giusta luce molti aspetti dimenticati di grandi tradizioni di un passato più remoto, anteriore al cristianesimo, per saggiare quali fra di essi, senza anacronismi, potrebbero eventualmente ancora oggi venir chiamati a vita e agire in modo creativo, non contro la Chiesa e il Cristianesimo, ma, se mai, di là dall'una e dall'altro, in una determinata èlite.Orbene, assolutamenta nulla di simile è da ritrovarsi nel neo-paganesimo germanico. Anzitutto, come dicevamo, e quasi cadendo in una trappola appositamente preparata, i neopagani finiscono col professare e difendre dottrine riducentesi più o meno al paganesimo fittizio, naturalistico, privo di luce, privo di trascendenza, vincolato dal sangue, pervaso da un misticismo sospetto, creato polemicamente proprio dalla dialettica dei loro avversari. Ma, come se ciò non bastasse, si ripete quell'opera partigiana di tacitamento degli aspetti superiori, di risalto degli aspetti contingenti o deteriori del cristianesimo e del cattolicesimo, che già era stata esercitata sul "paganesimo" vero, e, infine, si mette mano a sinistre concezioni di tipo prettamente moderno, illuministico e razionalistico, che già erano scese in campo contro la Chiesa e il cristanesimo sotto il segno - miracolo dei miracoli - del liberalismo, della socialdemocrazia e della massoneria.Infatti, null'altro che questo può ravvisarsi, quando il nuovo paganesimo si dà all'esaltazione dell'immanenza, della "vita" e della "natura" creando una nuova superstiziosa religione che è nel più stridente contrasto con ogni superiore ideale "olimpico" delle antiche civiltà d'Oriente e d'Occidente e andando ad accusare in ogni dualismo ascetico un prodotto di degenerescenza antiariana inoculalto dalla razza levantina; quando nega ogni verità superiore alla razza e alla mistica della razza e non esita a mettere ogni concezione sovrannaturale del conoscere e dell'agire, e così anche il "sovrannaturalismo" cristiano e l'intera dottrina cattolica dei sacramenti e del miracolo, a carico delle superstizioni dell'"oscuro Medioevo" e della tattica di dominio dei preti per esaltare invece le "conquiste" proprie al cosiddetto libero esame e alle scienze profane moderne; quando riesuma le vecchie storielle anticattoliche circa l'inquisizione e la donazione costantiniana e si scandalizza di fronte a quella pretesa di infallibilità, che, in civiltà normali, sempre veniva tranquillamente riconosciuta a tutti coloro che fossero veramente pervenuti alla conoscenza metafisica; quando, verosimilmente sotto l'inconscia angoscia per orizzonti troppo vasti, nell'universalismo non sa vedere che una creatura del despotismo ebraico-romano letale per le nazionalità o un prodotto del caos etnico di un clima di decadenza, invece che una superiore unità gerarchia e una esigenza spirituale; quando, associando un fanatismo per la nazione di sapore alquanto giacobino col sospetto romanticismo dell'"eroismo tragico" e dell'"amore per il destino" esso da un lato ridesta a vita la mistica dell'orda primordiale, dall'altro fomenta una rivolta del potere temporale contro ogni autorità spirituale, fino al tentativo di ridurre la seconda ad una mera promanazione del primo.Tutto ciò è sul serio "paganesimo" nel senso negativo desiderato dall'antica apologetica militante, ma, in più, è confusione, regressione, perdita di ogni vero orientamento, soggiacenza a suggestioni irrazionali e, infine, dilettantismo, fanatismo e incultura. Qualcuno, in Italia, ha trovato una espressione assai felice nel dire che, mentre il nazismo accusa il cattolicesimo di far della politica, la verità vera è che esso spesso fa della religione. Ciò è, in larga misura, vero. Il nuovo paganesimo è il prodotto di una trasposizione della politica nella religione, per cui perfino la religione si fa politica, laddove, nei tempi antichi si faceva religione. Esso, lungi dal rappresentare, come pretenderebbe, un ritorno alle origini, ci si presenta essenzialmente come una deformazione delle origini e come la risultante di elementi derivati esclusivamente della disgregazione anti-tradizionalistica moderne e, più propriamente, da questi tre elementi: dal pathos della "nazione" divinificata più o meno giacobinamente, dell'immanentismo naturistico moderno e infine di una attrezzatura di tipo razionalistico e scientista, la quale si ritrova, poi, nello stesso paradossale connubio con il misticismo, in ciò che è propriamente tecnica "razzista".Certo, noi non vogliamo contestare che presso a tali elementi si agitino, nel fermento dell'ultima cultura tedesca, anche esigenze di diverso valore e per questo ci siamo astenuti dal riferimento a particolari autori: ma si deve in ogni modo constatare che il tono generale è dato dal "paganesimo" ora accennato e che è soprattutto in funzione di esso che si stanno formando, in Germania, nuovi miti, e che si esasperano gravi conflitti spirituali. Ma se cosi stanno le cose, dovendo uscire dalla neutralità di fronte ad un conflitto fra un nuovo paganesimo ed il cristianesimo, è evidente che ad onta di ogni buona volontà sarebbe impossibile schierarsi dalla parte del primo, specie poi se, più che non di cristianesimo in genere, si tratti di Cattolicesimo e di Chiesa cattolica. Se non altro, il Cattolicesimo può assolvere ad una funzione di sbarramento portatore di una dottrina della trascendenza, finché esso sussisterà, impedirà che la mistica dell'immanenza e le invasioni prevaricatrici dal basso si portino oltre un certo segno. Inoltre, si può essere simpatizzanti finché si vuole con una teoria del superuomo, negli aspetti in cui essa può riflettere i valori più virili dei periodi di alta tensione delle nostre più antiche civiltà; purtuttavia la stessa etica cristiana della rinuncia, del sacrificio e dell'umiltà viene ad avere una funzione ben precisa - la funzione di un necessario contrappeso - quando ogni dottrina dell'eroismo, dell'affermazione, della potenza e della virilità resti su di un piano affatto secolare, umanistico e materialistico come oggi quasi senza eccezione si vede accadere.Questa rivista non è precisamente dedicata a menti non adulte, da non disturbare con punti di vista diversi da quelli della mentalità corrente e conformista. Perciò si può dire che secondo la prospettive di chi scrive il Cattolicesimo non si presenta come l'unico ed esclusivo portatore dei valori sopra accennati, e nemmeno come la dottrina nella quale un punto di vista integralmente "tradizionalista" può trovare una espressione completa ed inattenuata di tipo schiettamente metafisico.Ma è evidente che di fronte a tendenze, per le quali, alle fine, il Cattolicesimo rappresenta già un "troppo" e per questo esse cercano di "superarlo", per fare, col ritmo di avanzata del gambero, in confusioni, deviazioni e soggiacenza alla forze meno intellettuali e meno controllabili del mondo attuale, è evidente che di fronte a tali tendenze è inutile riferirsi a tali più vasti orizzonti e far sì che, per un capovolgimento distruttivo, un punto di vista che potrebbe esser di "supertradizione" vada comunque a confortare e fomentare punti di vista, che sono semplicemente di antitradizione.

La Nobiltà Nera







Tratto da “Le Società segrete e il loro potere nel Ventesimo secolo“, Jan van Helsing, 1995


Prima di addentrarsi di più nel “grande quadro”, dobbiamo fare una piccola deviazione per rendere le cose un po’ più chiare.Debbo ringraziare l’ex agente del MI6, il dott John Coleman, che ha condotto una ricerca straordinaria, per le seguenti informazioni. Lui è l’unico che abbia mai scritto qualcosa in inglese sulla “Nobiltà Nera”, e nel continente americano è un pioniere in questa ricerca. Ho incontrato il dott. Coleman personalmente, e posso dire che è sincero nella sua intenzione. Ma, sicuramente non sta rivelando tutto, come faccio io, per il semplice motivo che non vogliamo perdere le nostre teste.Il dott. Coleman ci racconta la storia di un termine che non troverete in nessun libro o dizionario corrente: “La Nobiltà Nera”. Sono le famiglie delle oligarchie di Venezia e di Genova, che avevano dei diritti di commercio privilegiati nel dodicesimo secolo.
Il dott. Coleman dice: “La prima delle tre crociate, dal 1063 al 1123, instaurò il potere della Nobiltà Nera veneziana, e rafforzò il potere della ricca classe dirigente. L’aristocrazia della Nobiltà Nera ottenne il potere assoluto su Venezia nel 1171, quando la nomina del doge fu trasferita a quello che fu conosciuto come il Gran Consiglio. Esso comprendeva i membri dell’aristocrazia commerciale, e ciò fu un totale trionfo per loro. Da allora, Venezia restò nelle loro mani, ma il potere e l’influenza della Nobiltà Nera veneziana estende ben oltre i suoi confini, e oggi, nel 1986, è sentito in ogni angolo del globo. Nel 1204, l ‘oligarchia distribuì delle enclaves feudali ai suoi membri, e da allora iniziò la grande crescita del suo potere e della pressione finché il governo non diventò una corporazione chiusa formata dalle più potenti famiglie della Nobiltà Nera.”
La Nobiltà Nera si guadagnò il suo titolo facendo dei brutti scherzi, cosicché, quando la popolazione si ribellò contro i monopoli nel governo, come ovunque, i leaders della sommossa furono presto catturati ed impiccati brutalmente. Adoperano l’assassinio nascosto. l’omicidio il sequestro e lo stupro, mandano in rovina dei cittadini o delle imprese ostili.
Allora, chi sono queste famiglie?
Le più importanti sono:
la Casa di Guelfo (Inghilterra)la Casa di Wettin (Belgio)la Casa di Bernadotte (Svezia)la Casa di Liechtenstein (Liechtenstein)la Casa di Oldenburg (Danimarca)la Casa di Hohenzollem (Germania)la Casa di Hannover (Germania)la Casa di Borbone (Francia)la Casa di Orange (Olanda)la Casa di Grimaldi (Monaco)la Casa di Wittelsbach (Germania)la Casa di Braganza (Portogallo)la Casa di Nassau (Lussemburgo)la Casa di Asburgo (Austria)la Casa di Savoia (Italia)la Casa di Karadjordjevic (Yugoslavia)la Casa di Wurttenberg (Germania)la Casa di Zogu (Albania)
come pure quelle famiglie che si trovano nell’albero genealogico dei Windsor..(“Black Nobilita Unmasked Worldwide“, dott. John Coleman, 1985)
Tutte le famiglie dell’elenco sono imparentate con la Casa di Guelfo, una delle famiglie originarie della Nobiltà Nera di Venezia, da cui discende la Casa di Windsor, e quindi l’attuale Regina d’Inghilterra, Elisabetta II. I Guelfi si sono talmente intrecciati con l’aristocrazia tedesca attraverso la Casa di Hannover, che ci vorrebbero varie pagine per citare tutti i loro legami. Come potete vedere in quest’albero genealogico, quasi tutte le case reali europei discendono dalla Casa di Hannover, e di conseguenza dalla Casa di Guelfo - La Nobiltà Nera.Il re inglese Hannoveriano, Giorgio I, venne dal Ducato di Luneberg, una parte della Germania settentrionale, che fu governata dalla famiglia dei Guelfi fin dal dodicesimo secolo.
Oggi i Guelfi mantengono il potere con il controllo del mercato delle materie prime. Per anni, hanno fissato il prezzo dell’oro, un articolo che non producono né possiedono per conto proprio.La Casa di Windsor controlla anche il prezzo del rame, dello zinco, del piombo e dello stagno. E come vedrete, non è un fatto casuale che le principali borse merci si trovino a Londra.Le Società controllate dalle famiglie della Nobiltà Nera sono la British Petrolcum , l’Oppenheimer, la Lonrho , la Philbro ed altri.Un’altra famiglia della Nobiltà Nera è il Grosvenor in Inghilterra. Per secoli, questa famiglia visse, come la maggior parte delle famiglie reali europee, con i canoni delle terre cedute in proprietà di superficie. Oggi, questa famiglia possiede almeno 300 acri (1.213.800 mq) nel centro di Londra!Le proprietà non sono mai state vendute, ma sono date in affitto con un contratto di locazione per 39 anni - il canone delle terre nel medioevo.
Il Grosvenor Square, dove si trova l’ambasciata americana, appartiene alla famiglia Grosvenor, come pure Eaton Square. Nell’Eaton Square, gli appartamenti sono affittati a £ 25.000 al mese, e l’importo non comprende le spese di manutenzione. Queste cifre vi daranno un’idea del patrimonio immenso che le famiglie della Nobiltà Nera raccolgono dai canoni d’affitto, e perché le famiglie come i Windsor non sono affatto interessate al progresso industriale con la popolazione addizionale che mantiene.Questa è l’unica ragione per cui queste famiglie “nobili” sono dietro alla maggior parte, se non a tutti, i movimenti ambientalisti del mondo, che in definitiva mirano in modo velato a ridurre l’aumento della popolazione.Il principe Filippo ed il principe Carlo sono i simboli più in vista di questi movimenti, ed ambedue hanno parlato spesso con una totale insensibilità del bisogno di liberare il mondo di persone non desiderate. (”Black Nobility Unmasked Worldwide”, dott. John Coleman)
Ma perché vi parlo della Nobiltà Nera?
Perché sono i fondatori della società segreta dei nostri tempi da cui nascono tutte le altre che sono legate agli Illuminati - il “Comitato dei 300″. Come vi farò vedere, il Club di Roma, il CFR, il RIIA, i Bilderberg, le Nazioni Unite, la Tavola Rotonda … tutti nascono dal “Comitato dei 300″, e quindi, dalle famiglie della Nobiltà Nera europea.
Bene, e ora veniamo al punto più importante. Il dott. Coleman ha avuto perfettamente ragione fino adesso. Lui pensa che la Nobiltà Nera europea sia la causa di tutto quel che non va.
Però, almeno dal 17° secolo, ogni casa reale europea in assoluto è stata infiltrata dagli ebrei. Consideriamo il principe Carlo! Vi renderete conto di chi erano i suoi antenati. La Casa di Hannover sembra essere tedesca, ma è ebrea. Anche la Casa di Asburgo. Allora, non furono in realtà i tedeschi che s’impadronirono del trono britannico. Brillante, non è vero? (Le fonti: “Serni Goter” di Philip Stauff e “Judenblut im deutschen Adel” (Sangue ebrea nella Nobiltà tedesca) di Otto Fúrst von Battailler). La Nobiltà Nera europea ha la collaborazione delle famiglie americane come i Harriman ed i McGeorge Bundy.
Una lista delle principali organizzazioni note degli Illuminati
Il Consiglio dei Tredici“Il Grande Consiglio dei Druidi - i tredici grandi druidi formano il sacerdozio dei Rothschild”
Il Consiglio dei Trentatrè“Vi si trovano i più importanti frammassoni del mondo politico, economico e religioso. Essi sono l’élite dal ‘Comitato dei Trecento’.” (Così sostengono Todd e Coralf).
Il Comitato dei Trecento .Fu fondato dalla Nobiltà Nera nel 1729 mediante la BEIC (British East India Company, la Compagnia delle Indie) per occuparsi dell’attività bancaria internazionale, dei problemi legati al commercio e per sostenere il traffico dell’oppio. E’ controllato dalla Corona britannica.Comprende l’intero sistema bancario mondiale e i più importanti rappresentanti delle nazioni occidentali. Tutti le banche sono collegate ai Rothschild attraverso il “Comitato dei Trecento”.Tutte le organizzazioni elencate nelle pagine seguenti sono state “create” dal Comitato dei Trecento.
Il dott. John Coleman pubblicò nel suo libro “Conspirators’ Hierarchy: The Committee of 300” i nomi di 209 organizzazioni, 125 banche e 341 membri passati e presenti del comitato dei quali ve ne elencherò soltanto alcuni:
Balfour, Arthur Brandt, WillyBulwer-Lytton, Edward (l’autore di “The Coming Race”)Bundy, McGeorge Bush, George Carrington, Lord Chamberlain, Huston Stewart Constanti, Casa di Orange-Delano, Frederic Delano fu membro del consiglio d’amministrazione della Federal Reserve Drake, Sir Francis Du Pont, famiglia Forbes, John M. Federico IX re di Danimarca,George Lloyd , Sir Edward Haig, Sir Douglas Harriman, Averill Holienzollern, Casa di House, colonnello Edward Mandell Inchicape, Lord Kissinger, Henry Lever, Sir Harold Lippmann, Walter Lockhart, Bruce Loudon, Sir John Mazzini, Giuseppe Mellon, Andrew Milner Lord Alfred Mitterand, Frangois Morgan, JP Norman, Montague Oppenheimer, Sir Henry Palme, Olofla principessa Beatrixla regina Elisabetta IIla regina GiulianaRainier , il principe Retinger, Joseph Rhodes, Cecil Rockefeller, David Rothmere, Lord Rothschild, il barone Edmond deShultz, George Spellman, il cardinale Thyssen-Bornemisza, il barone Hans Heinrich Vanderbilt, la famiglia Von Finck , il barone August von Habsburg, Ottovon Thurn und Taxis, Max Warburg, S.G.Warren, EarlYoung, Owen
(fin qui, il dott. Coleman)Le altre logge degli Illuminati bavaresi sono già state citate nel testo.