domenica 13 luglio 2008

Le origini Usuraie dell'Europa Liberale

















Mercantilismo Giudaico-Massonico VS Onore & Tradizione


Un altro elogio veteromarxista della borghesia. Un’altra apoteosi dell’ideologia del profitto.Oggi parliamo dell’ultimo libro di Luciano Pellicani, Le radici pagane dell’Europa (Rubbettino). Il titolo trae in inganno. In realtà, si tratta di un atto d’accusa contro il Cristianesimo e di un’esaltazione del “libero pensiero” laico e democratico. Il quale, del tutto fuori luogo, viene associato addirittura al paganesimo… Leggiamo dunque che l’affermazione della Modernità con tutti i suoi straordinari “progressi” – individualismo, liberazione dall’oppressione teologica cristiana, trionfo della Ragione, libera critica, secolarizzazione, etc. - sarebbe il frutto di una lotta intrapresa dal mercato, sin dal Medioevo, contro la teocrazia. Il mercato, devoto alla legge laica del profitto, avrebbe smantellato l’edificio religioso e piantato le basi della società moderna. Insomma, dovremmo esser grati al mercante: il suo lavoro, attraverso le tappe del libero Comune medievale, del Rinascimento laico e dell’Illuminismo, ci avrebbe donato tutti i “benefici” della Modernità. Siamo dunque, ancora una volta, all’elogio veteromarxista della borghesia. Un’altra apoteosi dell’ideologia del profitto e dello spirito laico. Ma non è questo il punto.Il fatto è che adesso l’attuale società individualista e laica, per il solo motivo che si sarebbe emancipata dalla teologia cristiana, viene assurdamente chiamata “neo-pagana”. Una società – quella pagana antica - che era radicalmente comunitarista e sacrale viene spacciata come la diretta anticipatrice del suo contrario. Le radici pagane dell’Europa vengono fatte coincidere dunque con l’utilitarismo agnostico, con l’egoismo economico e di classe. Platone e Aristotele si rivolteranno nella tomba…Questo propagandistico esercizio di manomissione ideologica e di incultura storica va segnalato come reperto che documenta, una volta di più, l’identità genetica tra capitalismo e progressismo democratico.Immancabilmente, infatti, alla fine, venga da destra o da sinistra, il progressista è un sostenitore del liberalismo e dell’economia di mercato. Pellicani, direttore della sopravvissuta rivista del PSI “Mondoperaio”, studioso delle profezie gnostiche rivoluzionarie (dalle sette puritane al bolscevismo), rappresenta al meglio quell’infaustissimo pensiero lib-lab, in cui si saldano dialettiche libertarie e fissazioni globalizzatrici di marca liberal-laburista. Siamo nel cuore del Pensiero Unico e dell’intolleranza democratica.Il laico Pellicani, infatti, ha una fede assoluta: l’Illuminismo. Egli narra che è grazie al suo prevalere sul dogma ecclesiastico che la luce del progresso un bel giorno è apparsa, rivelando all’uomo moderno tutte le “grazie” dell’individualismo liberale. Lo studioso si oppone a quella storiografia che – sulla scorta di Max Weber – vide nel settarismo puritano e nella sua religione dell’accumulo l’origine dell’utilitarismo capitalistico. Da avversario ideologico del Cristianesimo, l’autore non tollera che si attribuisca a una scheggia cristiana il “merito” di aver costruito l’etica capitalistica e, con questa, il grande “capolavoro” liberista. E sentenzia: non furono i puritani calvinisti a creare l’individualismo. Fu la borghesia laica. E questo lavoro può ben definirsi “neo-pagano”. Ipse dixit. Sembra un incubo.La grande borghesia globalista che gestisce la finanza mondiale, davvero non ha un background ideologico fortemente religioso, e per la precisione giudaico-cristiano? Allora chiediamoci: e i teo-con al potere a Washington, perfetta incarnazione della “società dei giusti” di matrice settaria? Non sono forse dei fanatici e aperti divulgatori del messaggio biblico di dominazione mondiale? E le appartenenze massonico-anabattiste dei vari Bush? E le logge quacchero-evangeliste che dominano in lungo e in largo l’economia e la politica liberal? E la promessa di un Millennio di liberazione democratica del mondo, circa il quale ci giungono quotidiane assicurazioni da parte dei turbocapitalisti? E il legame occulto tra il potere finanziario mondialista e il templarismo di matrice ebraico-biblista? Ma poi: non era forse l’inventore stesso del liberismo, John Locke, soprattutto un prete riformato? E non dicono da sempre gli Stati Uniti, patria del capitalismo liberal, di essere per l’appunto la “nuova Sion”? Anche i ciechi vedono che il capitalismo cosmopolita attinge i suoi valori da un grumo ideologico universalista per nulla laico. Per dire: che ci sta a fare il triangolo massonico – traslato del dogma trinitario «che illumina il vasto universo» – sulla banconota da un dollaro?Paganesimo? Che c’entra in tutto questo il paganesimo? Forse si parla di quel mondo fondato sulla Tradizione, sulle gerarchie sacre, sull’anti-egualitarismo, sul politeismo, sul primato della stirpe nei confronti dell’individuo, sul relativismo culturale, sulla concezione eroica e anti-utilitaria della vita, ciò che fece grandi le antiche civiltà, prime tra tutte la Grecia e Roma? Se è così, cosa c’entra il mondo moderno con il paganesimo? Il mondo moderno, come conferma Pellicani, è individualismo, desacralizzazione, tradimento dell’ethnos, sovvertimento della Tradizione. Il mondo antico, se non andiamo errati, è il suo esatto contrario. Dice Pellicani che l’Antichità pagana è assimilabile alla Modernità, poiché la filosofia greca era «interamente dominata – quanto meno nelle sue punte più alte – dalla ragione e dal libero esame». E dice anche che grazie all’Illuminismo liberale, finalmente l’Atene del libero pensiero ha oggi trionfato sulla Gerusalemme teocratica… Castroneria più enorme non era davvero pensabile. Il razionalismo ellenico, lungi dall’avere qualcosa a che spartire con quello moderno, ne rappresenta anzi l’antitesi geometrica. Il razionalismo ionico non è quello illuminista… A dimostrazione di quanto poco contasse per i Greci l’individuo in confronto alla polis, ricordiamo che persino Socrate il dialettico accettò la propria condanna a morte, riconoscendo lui per primo la prevalenza dell’etica comunitaria tradizionale sulle sue libere opinioni.La Grecia pagana non conobbe mai un primato della ragione autonoma. In essa, al contrario, fu sempre egemone l’incanto per il mondo, al punto che il mito – ben più del logos – determinava i valori della polis comunitaria. Il razionalismo ellenico era quanto mai religioso e devoto ai sacrali risvolti della vita, quanto mai rispettoso del differenzialismo che è in natura… al punto da trovare perfettamente naturale l’onnipotenza dello Stato schiavile su ogni condizione individualistica… Questi sono concetti scontati e a tutti noti. Il differenzialismo razzialista delle costituzioni ateniese o spartana, come pure il generale disdegno per le pratiche speculative del commercio, erano indiscussi tra i Greci. La partecipazione politica del cittadino greco – definita democrazia totalitaria dagli studiosi, a cominciare da Finley - era talmente poco individualista, talmente incentrata sul primato della stirpe e delle tradizioni, talmente ignara di inauditi “diritti” individuali, che l’individuo sradicato, astratto dal retaggio del clan familiare o dalla synghéneia, cioè la comunità di sangue, e avulso dal contesto di una sacrale autoctonìa sul suolo dei padri, in Grecia rimase sempre inconcepibile.Ciò che unicamente contava era il radicale prevalere della legge comunitaria sul singolo. Figurarsi, poi, se il singolo era un mercante… figura, questa, senz’altro sottoposta a disprezzo sociale.A quanto pare, il solo Pellicani non sa che, come ha scritto ad esempio lo storico dell’economia antica Thomas Pekàry, ad Atene «gli affari finanziari erano considerati indegni e poco puliti dai liberi cittadini, così come più tardi dai senatori romani». In Grecia, il mestiere del banchiere privato era riservato ai meteci e ai liberti, cioè agli stranieri e agli schiavi riscattati, esclusi gli uni e gli altri dalla cittadinanza e pesantemente discriminati dalla società… e le banche esistevano, certo – nel IV secolo ad Atene se ne contavano otto – ma non esisteva il sistema dell’investimento commerciale privato, essendo la banca – specialmente quella “centrale” statale, situata nel santuario sull’isola di Delo – una riserva di ricchezza da utilizzare comunitariamente, e sottoposta alla garanzia divina assicurata dal patrocinio del Dio Apollo… dica un po’ Pellicani dove rintraccia il laicismo e il “libero pensiero” individualista nella Grecia pagana!Ma neppure il Comune medievale o il Rinascimento furono mai luoghi grazie ai quali il borghese affermò le sue logiche sovversive. Egli le affermò contro quei sistemi. Nel Comune e nella Signoria – lo si sa almeno dai tempi del Burckhardt – divenne egemone, tutto all’opposto, proprio «la funzione affatto moderna dell’onnipotenza dello Stato». Col protagonismo politico dei Comuni, per un attimo si ruppe il predominio ecclesiastico… ma in nome di una “modernità” ben diversa da quella che piace a Pellicani. Una “modernità” che ribadiva la Tradizione sull’esempio degli antichi: il primato della politica sull’economia, la comunità giurata (si vedano gli studi di Paolo Prodi sul giuramento politico alla base del sacramento del potere in epoca umanistica), il popolo in armi, la religione della Patria… Basta pensare a Machiavelli – che definì demoniaco il potere finanziario – e all’ideologia comunale repubblicana… E il Rinascimento? Ma cos’altro fu, se non una riproposta del vero paganesimo antico, garantito non dalla ragione, ma al contrario dalla fede nel magico e nel misterico? Ficino, Poliziano, Pico della Mirandola, la cultura ermetica rinascimentale: tutti elementi estranei al laicismo mercantile… Piuttosto, dia Pellicani un’occhiata agli studi di Quinzio sulle radici ebraiche del moderno…La catastrofe europea cominciò per l’appunto non appena tutti i poteri tradizionali medievali e rinascimentali vennero scalzati dalla borghesia commerciale, in asse col potere ecclesiastico: dal Trecento in poi, sull’élite guerriera si ebbe il crescente prevalere del potere economico-finanziario, non di rado gestito dai vescovi e dagli Ebrei non meno che dai borghesi. Segnaliamo che molti papi rinascimentali provenivano giusto da quelle famiglie laiche di banchieri (ad esempio i Medici) che assicurarono il dominio usurario su quello comunitario. Dalla “donazione di Sutri” nel secolo VIII fino a Marcinkus e alla finanza vaticana, la Chiesa ha sempre conciliato a meraviglia apostolato e capitalismo… Contrariamente a quanto afferma Pellicani, oggi registriamo proprio la schiacciante vittoria di Gerusalemme su Atene. Quanto sia violento questo dominio del Pensiero Unico a guida usuraria, lo sanno bene quei popoli che sperimentano ogni giorno il vero messaggio “libertario” della democrazia liberale ebraico-cristiana: speculazione finanziaria ed etnocidio.

sabato 5 luglio 2008

L'equivoco del "Nuovo Paganesimo"



di Julius Evola (Bibliografia fascista, n.2/1936).

Recentemente a Vienna, in occasione di una intervista, un giornalista, cui era noto come noi già molti anni fa in Italia avemmo a difendere un "Imperialismo Pagano", ci disse che ormai la nostra ora, in un altro paese almeno, poteva dirsi venuta. Egli alludeva naturalmente alla Germania, alle corenti più o meno affiancate al nazismo, intese a creare un nuovo spirito religioso germanico e non-cristiano. Noi rispondemmo che il tempo, piuttosto, ci sembra venuto, in cui ci troviamo quasi costretti a dichiararci, se non cristiani, almeno cattolici.In realtà, quello del "nuovo paganesimo" d'oltralpe è un grosso equivoco, chiarire il quale non può non offrire dell'interesse, sia per la cosa in sè, che, in una certa misura, appunto per un fatto personale di chi scrive. Noi infatti avemmo ad indicare il valore che la ripresa di alcune nostre grandi tradizioni precristane potrebbe avere per una ricostruzione in senso eroico, imperiale ed integralmente "romano" della nostra civiltà occidentale: ed oggi siamo ben lungi dal pensare diversamente che nel 1928, quando fra una certa sensazione uscí un nostro libro recante appunto il titolo Imperialismo Pagano. Senonché fra le idee da noi riprese, e ciò che viene oggi affermato in Germania come "nuovo paganesimo", esiste non solo una differenza, ma anche un'antitesi. Per cui - notiamolo di passata, e non senza riferimento alle dicerie di qualche interessato - se è vero che certe nostre opere trovano ora in Germania una risonanza maggiore che in Italia, altrettanto vero è però che una tale risonanza si riferisce assenzialmente ad ambienti dell'antica Germania conservatrice e per nulla alle nuove correnti pagane, con le quali insomma non abbiamo nessun rapporto, e con lo stesso fronte semi-ufficiale di Alfred Rosenberg.Il Rosenberg tanto interesse dimostrava per noi quando credeva, per sentito dire e per l'equivoco, appunto, del termine generico "pagano", che fossimo sulla sua stessa linea, altrettanta frigidità sembra dimostrare ora che è venuto propriamente a conoscenza dei nostri veri punti di vista. I quali, se possono avere un'azione in Germania, è quella di mostrare la deformazione che molte idee, suscettibili di un significato superiore, hanno subíto in una adattazione avente per mira scopi puramente empirici e tendenziosamente politici.Ma vediamo ora in che consiste propriamente ed oggettivamente l'equivoco del neopaganesimo nordico e proponiamoci di esaminare la quistione nel modo più impersonale: chiediamo venia a coloro che forse perferirebbero vederci usare le parole d'ordine oggi, a tale riguardo, più d'uso fra noi, ma ormai più o meno note a tutti.Il primo punto da fissare è che la scelta del termine "pagano" per designare in genere visioni del mondo e tradizioni estranee ai quadri del cristianesimo è tutt'altro che felice, onde noi stessi ci rammarichiamo di aver precedentemente usato questa espressione. Paganus, infatti, è un termine essenzialmente dispregiativo se non ingiurioso, adoperato ad uso polemico dalla prima apologetica cristiana. Senonché non solo come termine, cioè come parola, bensí anche come contenuto e come concetto esiste un "paganesimo", che è una escogitazione polemica e che trova ben poco riscontro nel mondo pre-cristiano e non-cristiano quale veramente fu, prescindendo da periodi di palese decadenza. Per affermare e glorificare la nuova fede, una certa apologetica cristiana procedette ad una deformazione e ad una svalutazione spesso sistematica di quasi tutte le dottrine e le tradizioni precedenti, alle quali poi si fece corrispondere la designazione complessiva e dispregiativa di "paganesimo".Orbene, noi ci troviamo di fronte più o meno al seguente paradosso: un tale "paganesimo" mai esistito, generato polemicamente dell'apologetica cristiana militante, minaccia proprio oggi di esistere per la prima volta, appunto per opera dei neopagani e degli anticristiani della nuova Germania.Quali sono i tratti principali della visione pagana della vita, così come detta apologetica l'ha supposta e l'ha diffusa?Anzitutto: naturalismo. La visione pagana della vita avrebbe ignorato ogni trascendenza. Essa sarebbe rimasta in una promiscuità fra spirito e natura. Il suo limite, sarebbe stato una mistica delle forze naturali (é la vecchia storia della "Selva" opposta al "Tempio") e una divinificazione superstiziosa delle energie delle razze, allevate da altrettanti idoli. Da cui, in primo luogo, un particolarismo e un politeismo condizionato dalla terra e dal sangue. In secondo luogo, l'assenza del concetto di personalità e di libertà, uno stato di innocenza, che è semplicamente quello proprio agli esseri di natura, a coloro che ancora non si sono destati a nessuna aspirazione veramente sovranaturale. Di contro al determinismo e al naturalismo "pagano" sorge per la prima volta col cristianesimo un mondo della libertà sovramondana, cioè della grazia e della personalità; un ideale "cattolico", vale a dire, etimologicamente, universale; un sano dualismo, che permette la subordinazione della natura ad un ordine superiore, ad una legge dall'alto.Questi sono i tratti principali, schematici, della concezione più corrente del paganesimo. Tutto quel che essa presenta di inesatto e di unilaterale, vi è appena bisogno di farlo rilevare a chiunque abbia, in fatto di storia delle civiltà e delle religioni, una conoscenza diretta anche soltanto elementare: e del resto già nei quadri della prima patristica - in un Origene, in un Clemente Alessandrino, in un Giustino, ecc. - assai spesso si dette prova di una comprensione assai maggiore dei princ�pi e dei simboli della precendente civiltà. Qui non possiamo mettere in risalto che qualche punto.Anzitutto, ciò che caratterizzò il mondo non-cristiano in tutte le sue forme superiori, non fu una divinificazione superstiziosa della natura, bensì una comprensione simbolica di essa, per via della quale ogni fenomeno ed ogni azione apparì come la manifestazione sensibile di un mondo sovrasensible: la concezione "pagana" dell'uomo e del mondo abbe essenzialmente carattere simbolico-sacrale. In secondo luogo, il modo "pagano" di vita non fu per nulla una naturalistica licenza: nelle forme originarie e di alta tensione dell'antica Roma, dell'antica Ellade, delle antiche civiltà indogermaniche d'Oriente, ecc., non vi fu aspetto della vita, sia individuale che collettiva, che non fosse accompagnata, sorretta e animata da un rito corrispondente, cioè da una azione e da una intenzione spirituale concepite come oggettivamente efficaci. In terzo luogo, il mondo "pagano" conobbe già un sano dualismo: esso si ritrova non solo in grandi concezioni speculative - limitiamoci a nominare un Platone e un Çankara - ma altresì in visioni religiose generali, come quella antigonistica a tutti nota degli Indoeuropei dell'antico Iran, come l'opposizione ellenica fra le "due nature", come quella fra mondo degli Asen e mondo elementare degli antichi Nordici, o quella fra "via solare" e "degli Dei" e "via della terra", fra "vita" e "liberazione della vita" degli antichi indú, e via dicendo, in connessione a ciò, l'aspirazione ad una libertà sovrannaturale, cioè ad un compimento metafisico della personalità, fu comune a tutte le grandi civiltà precristiane, le quali conobbero tutte una "iniziazione" e celebrarono i loro "misteri".L'innocenza naturalistica pagana è una tale favola, che essa non si ritrova nemmeno fra i selvaggi: quella forma che, per alcuni, sarebbe il suo limite, cioè l'ideale classico, non sta al di qua, ma al di là del dualismo fra spirito e corpo essendo l'ideale di uno spirito resosi così dominante, da plasmare interamente il corpo e l'anima a sua imagine, in perfetta corrispondenza di contenente e contenuto.In quarto luogo, un'aspirazione universalistica è da constatarsi dovunque, nel mondo "pagano", nel ciclo ascendente di una razza superiore, si manifestò una vocazione all'impero: e una tale vocazione spesso fu anche metafisicamente potenziata e apparve come una naturale conseguenza dell'estensione dell'antica concezione sacrale dello Stato e come la forma propria in cui tende a manifestarsi una presenza vittoriosa del sovra-mondo nel mondo. A tale riguardo potremmo ricordare l'antica concezione iranica dell'impero quale "corpo" del "Dio di Luce", la tradizione indo-aria del "Signore Universale" o "çakravatri", e così via, fino a giungere alla teoria "solare" del tardo impero romano, il quale ebbe un contenuto rituale e sacrale nel culto imperiale, che si pose non come la negazione, bensí come la culminazione gerarchia unificatrice di un pantheon, cioè di una serie di culti condizionati della terra e dal sangue. E per moltiplicare rettificazioni del genere, senza un'ombra di tendenziosità vi sarebbe solo l'imbarazzo della scelta.Colui che si rendesse ben conto di tutto ciò, e riconoscesse che è una pessima tattica difendere la propria tradizione discreditando quella degli altri, avrebbe facile modo di vedere la via per superare ogni unilateralezza dettata da spirito di parte, per dare ad ognuno il suo, per separare il positivo dal negativo, e dal contingente nelle varie forme storiche, ma soprattutto per venire ad una visione più completa, ad un punto di vista veramente universale, tale che ad esso possa davvero applicarsi l'assioma "cattolico" quod ubique, quod ab omnibus et quod semper. Si potrebbe cioè enucleare un corpo di principi, da dirsi "tradizionali" in senso eminente, perché essi apparirebbero, in fondo, anteriori e superiori - metafisicamente - a qualsiasi particolare di queste tradizioni o religioni. È su questo piano, e senza la minima animosità, con la fermezza, invece, che proviene dalla giusta visione, che si potrebbe poi anche procedere ad una revisione dei valori, sia nel senso di limitare o gerarchicamente subordinare la validità di alcune concezioni particolari, specificatamente ebraiche, del cristianesimo, sia nel senso di riportare alla loro giusta luce molti aspetti dimenticati di grandi tradizioni di un passato più remoto, anteriore al cristianesimo, per saggiare quali fra di essi, senza anacronismi, potrebbero eventualmente ancora oggi venir chiamati a vita e agire in modo creativo, non contro la Chiesa e il Cristianesimo, ma, se mai, di là dall'una e dall'altro, in una determinata èlite.Orbene, assolutamenta nulla di simile è da ritrovarsi nel neo-paganesimo germanico. Anzitutto, come dicevamo, e quasi cadendo in una trappola appositamente preparata, i neopagani finiscono col professare e difendre dottrine riducentesi più o meno al paganesimo fittizio, naturalistico, privo di luce, privo di trascendenza, vincolato dal sangue, pervaso da un misticismo sospetto, creato polemicamente proprio dalla dialettica dei loro avversari. Ma, come se ciò non bastasse, si ripete quell'opera partigiana di tacitamento degli aspetti superiori, di risalto degli aspetti contingenti o deteriori del cristianesimo e del cattolicesimo, che già era stata esercitata sul "paganesimo" vero, e, infine, si mette mano a sinistre concezioni di tipo prettamente moderno, illuministico e razionalistico, che già erano scese in campo contro la Chiesa e il cristanesimo sotto il segno - miracolo dei miracoli - del liberalismo, della socialdemocrazia e della massoneria.Infatti, null'altro che questo può ravvisarsi, quando il nuovo paganesimo si dà all'esaltazione dell'immanenza, della "vita" e della "natura" creando una nuova superstiziosa religione che è nel più stridente contrasto con ogni superiore ideale "olimpico" delle antiche civiltà d'Oriente e d'Occidente e andando ad accusare in ogni dualismo ascetico un prodotto di degenerescenza antiariana inoculalto dalla razza levantina; quando nega ogni verità superiore alla razza e alla mistica della razza e non esita a mettere ogni concezione sovrannaturale del conoscere e dell'agire, e così anche il "sovrannaturalismo" cristiano e l'intera dottrina cattolica dei sacramenti e del miracolo, a carico delle superstizioni dell'"oscuro Medioevo" e della tattica di dominio dei preti per esaltare invece le "conquiste" proprie al cosiddetto libero esame e alle scienze profane moderne; quando riesuma le vecchie storielle anticattoliche circa l'inquisizione e la donazione costantiniana e si scandalizza di fronte a quella pretesa di infallibilità, che, in civiltà normali, sempre veniva tranquillamente riconosciuta a tutti coloro che fossero veramente pervenuti alla conoscenza metafisica; quando, verosimilmente sotto l'inconscia angoscia per orizzonti troppo vasti, nell'universalismo non sa vedere che una creatura del despotismo ebraico-romano letale per le nazionalità o un prodotto del caos etnico di un clima di decadenza, invece che una superiore unità gerarchia e una esigenza spirituale; quando, associando un fanatismo per la nazione di sapore alquanto giacobino col sospetto romanticismo dell'"eroismo tragico" e dell'"amore per il destino" esso da un lato ridesta a vita la mistica dell'orda primordiale, dall'altro fomenta una rivolta del potere temporale contro ogni autorità spirituale, fino al tentativo di ridurre la seconda ad una mera promanazione del primo.Tutto ciò è sul serio "paganesimo" nel senso negativo desiderato dall'antica apologetica militante, ma, in più, è confusione, regressione, perdita di ogni vero orientamento, soggiacenza a suggestioni irrazionali e, infine, dilettantismo, fanatismo e incultura. Qualcuno, in Italia, ha trovato una espressione assai felice nel dire che, mentre il nazismo accusa il cattolicesimo di far della politica, la verità vera è che esso spesso fa della religione. Ciò è, in larga misura, vero. Il nuovo paganesimo è il prodotto di una trasposizione della politica nella religione, per cui perfino la religione si fa politica, laddove, nei tempi antichi si faceva religione. Esso, lungi dal rappresentare, come pretenderebbe, un ritorno alle origini, ci si presenta essenzialmente come una deformazione delle origini e come la risultante di elementi derivati esclusivamente della disgregazione anti-tradizionalistica moderne e, più propriamente, da questi tre elementi: dal pathos della "nazione" divinificata più o meno giacobinamente, dell'immanentismo naturistico moderno e infine di una attrezzatura di tipo razionalistico e scientista, la quale si ritrova, poi, nello stesso paradossale connubio con il misticismo, in ciò che è propriamente tecnica "razzista".Certo, noi non vogliamo contestare che presso a tali elementi si agitino, nel fermento dell'ultima cultura tedesca, anche esigenze di diverso valore e per questo ci siamo astenuti dal riferimento a particolari autori: ma si deve in ogni modo constatare che il tono generale è dato dal "paganesimo" ora accennato e che è soprattutto in funzione di esso che si stanno formando, in Germania, nuovi miti, e che si esasperano gravi conflitti spirituali. Ma se cosi stanno le cose, dovendo uscire dalla neutralità di fronte ad un conflitto fra un nuovo paganesimo ed il cristianesimo, è evidente che ad onta di ogni buona volontà sarebbe impossibile schierarsi dalla parte del primo, specie poi se, più che non di cristianesimo in genere, si tratti di Cattolicesimo e di Chiesa cattolica. Se non altro, il Cattolicesimo può assolvere ad una funzione di sbarramento portatore di una dottrina della trascendenza, finché esso sussisterà, impedirà che la mistica dell'immanenza e le invasioni prevaricatrici dal basso si portino oltre un certo segno. Inoltre, si può essere simpatizzanti finché si vuole con una teoria del superuomo, negli aspetti in cui essa può riflettere i valori più virili dei periodi di alta tensione delle nostre più antiche civiltà; purtuttavia la stessa etica cristiana della rinuncia, del sacrificio e dell'umiltà viene ad avere una funzione ben precisa - la funzione di un necessario contrappeso - quando ogni dottrina dell'eroismo, dell'affermazione, della potenza e della virilità resti su di un piano affatto secolare, umanistico e materialistico come oggi quasi senza eccezione si vede accadere.Questa rivista non è precisamente dedicata a menti non adulte, da non disturbare con punti di vista diversi da quelli della mentalità corrente e conformista. Perciò si può dire che secondo la prospettive di chi scrive il Cattolicesimo non si presenta come l'unico ed esclusivo portatore dei valori sopra accennati, e nemmeno come la dottrina nella quale un punto di vista integralmente "tradizionalista" può trovare una espressione completa ed inattenuata di tipo schiettamente metafisico.Ma è evidente che di fronte a tendenze, per le quali, alle fine, il Cattolicesimo rappresenta già un "troppo" e per questo esse cercano di "superarlo", per fare, col ritmo di avanzata del gambero, in confusioni, deviazioni e soggiacenza alla forze meno intellettuali e meno controllabili del mondo attuale, è evidente che di fronte a tali tendenze è inutile riferirsi a tali più vasti orizzonti e far sì che, per un capovolgimento distruttivo, un punto di vista che potrebbe esser di "supertradizione" vada comunque a confortare e fomentare punti di vista, che sono semplicemente di antitradizione.

La Nobiltà Nera







Tratto da “Le Società segrete e il loro potere nel Ventesimo secolo“, Jan van Helsing, 1995


Prima di addentrarsi di più nel “grande quadro”, dobbiamo fare una piccola deviazione per rendere le cose un po’ più chiare.Debbo ringraziare l’ex agente del MI6, il dott John Coleman, che ha condotto una ricerca straordinaria, per le seguenti informazioni. Lui è l’unico che abbia mai scritto qualcosa in inglese sulla “Nobiltà Nera”, e nel continente americano è un pioniere in questa ricerca. Ho incontrato il dott. Coleman personalmente, e posso dire che è sincero nella sua intenzione. Ma, sicuramente non sta rivelando tutto, come faccio io, per il semplice motivo che non vogliamo perdere le nostre teste.Il dott. Coleman ci racconta la storia di un termine che non troverete in nessun libro o dizionario corrente: “La Nobiltà Nera”. Sono le famiglie delle oligarchie di Venezia e di Genova, che avevano dei diritti di commercio privilegiati nel dodicesimo secolo.
Il dott. Coleman dice: “La prima delle tre crociate, dal 1063 al 1123, instaurò il potere della Nobiltà Nera veneziana, e rafforzò il potere della ricca classe dirigente. L’aristocrazia della Nobiltà Nera ottenne il potere assoluto su Venezia nel 1171, quando la nomina del doge fu trasferita a quello che fu conosciuto come il Gran Consiglio. Esso comprendeva i membri dell’aristocrazia commerciale, e ciò fu un totale trionfo per loro. Da allora, Venezia restò nelle loro mani, ma il potere e l’influenza della Nobiltà Nera veneziana estende ben oltre i suoi confini, e oggi, nel 1986, è sentito in ogni angolo del globo. Nel 1204, l ‘oligarchia distribuì delle enclaves feudali ai suoi membri, e da allora iniziò la grande crescita del suo potere e della pressione finché il governo non diventò una corporazione chiusa formata dalle più potenti famiglie della Nobiltà Nera.”
La Nobiltà Nera si guadagnò il suo titolo facendo dei brutti scherzi, cosicché, quando la popolazione si ribellò contro i monopoli nel governo, come ovunque, i leaders della sommossa furono presto catturati ed impiccati brutalmente. Adoperano l’assassinio nascosto. l’omicidio il sequestro e lo stupro, mandano in rovina dei cittadini o delle imprese ostili.
Allora, chi sono queste famiglie?
Le più importanti sono:
la Casa di Guelfo (Inghilterra)la Casa di Wettin (Belgio)la Casa di Bernadotte (Svezia)la Casa di Liechtenstein (Liechtenstein)la Casa di Oldenburg (Danimarca)la Casa di Hohenzollem (Germania)la Casa di Hannover (Germania)la Casa di Borbone (Francia)la Casa di Orange (Olanda)la Casa di Grimaldi (Monaco)la Casa di Wittelsbach (Germania)la Casa di Braganza (Portogallo)la Casa di Nassau (Lussemburgo)la Casa di Asburgo (Austria)la Casa di Savoia (Italia)la Casa di Karadjordjevic (Yugoslavia)la Casa di Wurttenberg (Germania)la Casa di Zogu (Albania)
come pure quelle famiglie che si trovano nell’albero genealogico dei Windsor..(“Black Nobilita Unmasked Worldwide“, dott. John Coleman, 1985)
Tutte le famiglie dell’elenco sono imparentate con la Casa di Guelfo, una delle famiglie originarie della Nobiltà Nera di Venezia, da cui discende la Casa di Windsor, e quindi l’attuale Regina d’Inghilterra, Elisabetta II. I Guelfi si sono talmente intrecciati con l’aristocrazia tedesca attraverso la Casa di Hannover, che ci vorrebbero varie pagine per citare tutti i loro legami. Come potete vedere in quest’albero genealogico, quasi tutte le case reali europei discendono dalla Casa di Hannover, e di conseguenza dalla Casa di Guelfo - La Nobiltà Nera.Il re inglese Hannoveriano, Giorgio I, venne dal Ducato di Luneberg, una parte della Germania settentrionale, che fu governata dalla famiglia dei Guelfi fin dal dodicesimo secolo.
Oggi i Guelfi mantengono il potere con il controllo del mercato delle materie prime. Per anni, hanno fissato il prezzo dell’oro, un articolo che non producono né possiedono per conto proprio.La Casa di Windsor controlla anche il prezzo del rame, dello zinco, del piombo e dello stagno. E come vedrete, non è un fatto casuale che le principali borse merci si trovino a Londra.Le Società controllate dalle famiglie della Nobiltà Nera sono la British Petrolcum , l’Oppenheimer, la Lonrho , la Philbro ed altri.Un’altra famiglia della Nobiltà Nera è il Grosvenor in Inghilterra. Per secoli, questa famiglia visse, come la maggior parte delle famiglie reali europee, con i canoni delle terre cedute in proprietà di superficie. Oggi, questa famiglia possiede almeno 300 acri (1.213.800 mq) nel centro di Londra!Le proprietà non sono mai state vendute, ma sono date in affitto con un contratto di locazione per 39 anni - il canone delle terre nel medioevo.
Il Grosvenor Square, dove si trova l’ambasciata americana, appartiene alla famiglia Grosvenor, come pure Eaton Square. Nell’Eaton Square, gli appartamenti sono affittati a £ 25.000 al mese, e l’importo non comprende le spese di manutenzione. Queste cifre vi daranno un’idea del patrimonio immenso che le famiglie della Nobiltà Nera raccolgono dai canoni d’affitto, e perché le famiglie come i Windsor non sono affatto interessate al progresso industriale con la popolazione addizionale che mantiene.Questa è l’unica ragione per cui queste famiglie “nobili” sono dietro alla maggior parte, se non a tutti, i movimenti ambientalisti del mondo, che in definitiva mirano in modo velato a ridurre l’aumento della popolazione.Il principe Filippo ed il principe Carlo sono i simboli più in vista di questi movimenti, ed ambedue hanno parlato spesso con una totale insensibilità del bisogno di liberare il mondo di persone non desiderate. (”Black Nobility Unmasked Worldwide”, dott. John Coleman)
Ma perché vi parlo della Nobiltà Nera?
Perché sono i fondatori della società segreta dei nostri tempi da cui nascono tutte le altre che sono legate agli Illuminati - il “Comitato dei 300″. Come vi farò vedere, il Club di Roma, il CFR, il RIIA, i Bilderberg, le Nazioni Unite, la Tavola Rotonda … tutti nascono dal “Comitato dei 300″, e quindi, dalle famiglie della Nobiltà Nera europea.
Bene, e ora veniamo al punto più importante. Il dott. Coleman ha avuto perfettamente ragione fino adesso. Lui pensa che la Nobiltà Nera europea sia la causa di tutto quel che non va.
Però, almeno dal 17° secolo, ogni casa reale europea in assoluto è stata infiltrata dagli ebrei. Consideriamo il principe Carlo! Vi renderete conto di chi erano i suoi antenati. La Casa di Hannover sembra essere tedesca, ma è ebrea. Anche la Casa di Asburgo. Allora, non furono in realtà i tedeschi che s’impadronirono del trono britannico. Brillante, non è vero? (Le fonti: “Serni Goter” di Philip Stauff e “Judenblut im deutschen Adel” (Sangue ebrea nella Nobiltà tedesca) di Otto Fúrst von Battailler). La Nobiltà Nera europea ha la collaborazione delle famiglie americane come i Harriman ed i McGeorge Bundy.
Una lista delle principali organizzazioni note degli Illuminati
Il Consiglio dei Tredici“Il Grande Consiglio dei Druidi - i tredici grandi druidi formano il sacerdozio dei Rothschild”
Il Consiglio dei Trentatrè“Vi si trovano i più importanti frammassoni del mondo politico, economico e religioso. Essi sono l’élite dal ‘Comitato dei Trecento’.” (Così sostengono Todd e Coralf).
Il Comitato dei Trecento .Fu fondato dalla Nobiltà Nera nel 1729 mediante la BEIC (British East India Company, la Compagnia delle Indie) per occuparsi dell’attività bancaria internazionale, dei problemi legati al commercio e per sostenere il traffico dell’oppio. E’ controllato dalla Corona britannica.Comprende l’intero sistema bancario mondiale e i più importanti rappresentanti delle nazioni occidentali. Tutti le banche sono collegate ai Rothschild attraverso il “Comitato dei Trecento”.Tutte le organizzazioni elencate nelle pagine seguenti sono state “create” dal Comitato dei Trecento.
Il dott. John Coleman pubblicò nel suo libro “Conspirators’ Hierarchy: The Committee of 300” i nomi di 209 organizzazioni, 125 banche e 341 membri passati e presenti del comitato dei quali ve ne elencherò soltanto alcuni:
Balfour, Arthur Brandt, WillyBulwer-Lytton, Edward (l’autore di “The Coming Race”)Bundy, McGeorge Bush, George Carrington, Lord Chamberlain, Huston Stewart Constanti, Casa di Orange-Delano, Frederic Delano fu membro del consiglio d’amministrazione della Federal Reserve Drake, Sir Francis Du Pont, famiglia Forbes, John M. Federico IX re di Danimarca,George Lloyd , Sir Edward Haig, Sir Douglas Harriman, Averill Holienzollern, Casa di House, colonnello Edward Mandell Inchicape, Lord Kissinger, Henry Lever, Sir Harold Lippmann, Walter Lockhart, Bruce Loudon, Sir John Mazzini, Giuseppe Mellon, Andrew Milner Lord Alfred Mitterand, Frangois Morgan, JP Norman, Montague Oppenheimer, Sir Henry Palme, Olofla principessa Beatrixla regina Elisabetta IIla regina GiulianaRainier , il principe Retinger, Joseph Rhodes, Cecil Rockefeller, David Rothmere, Lord Rothschild, il barone Edmond deShultz, George Spellman, il cardinale Thyssen-Bornemisza, il barone Hans Heinrich Vanderbilt, la famiglia Von Finck , il barone August von Habsburg, Ottovon Thurn und Taxis, Max Warburg, S.G.Warren, EarlYoung, Owen
(fin qui, il dott. Coleman)Le altre logge degli Illuminati bavaresi sono già state citate nel testo.