giovedì 28 febbraio 2008

E'ora di tornare in trincea...


Chiunque abbia fatto militanza nelle file della destra italiana dal dopoguerra ad oggi, non può non aver notato una caratteristica peculiare che contraddistingue, a fasi alterne, una certa percentuale, per fortuna molto bassa, di simpatizzanti medi: l’eterna sindrome degli sconfitti, uno strisciante pessimismo di fondo che, quando non scade in atteggiamenti nostalgici (decenni fa relativi ai tempi che furono, poi al glorioso MSI o al Fronte della Gioventù, quindi alle tesi di Fiuggi, oggi al logo di AN sulla scheda elettorale…), si tramuta in autoghettizzazione. E’ una forma distorta di quell’aristocraticismo di fondo che è parte del bagaglio antropologico del militante di destra: la consapevolezza di essere parte di una minoranza comunitaria che incarna valori eterni, e quindi l’orgoglio di essere differenti, invece di divenire avanguardia pronta a combattere in prima linea per guidare gli eserciti, si tramuta, ancora oggi, nel “noi pochi, noi felici pochi”. La pallida luce del bianco sole dei vinti - a tutti noi cara -, anziché scatenare una forza dirompente in grado di infiammare animi, soldati e popolo, scade nell’autocommiserazione politica vissuta nella torre d’avorio dalla nobiltà vinta e decaduta. Tutti ne conosciamo i sintomi, e tutti noi abbiamo incontrato gente contagiata da questo virus: eterna disfattista, è pronta a stracciarsi le vesti ogniqualvolta un dirigente di partito esprime una posizione innovativa. Sembrano persone afflitte dalla sindrome di Armagheddon, quasi che la fine della destra autentica sia dietro l’angolo e loro restano li, chiusi in casa, ad aspettarne la dissoluzione. Frequentemente polemici e militanti a corrente alternata, a volte scadono nell’intellettualismo accademico fine a se stesso, dimenticando che le idee devono diventare azione, e che le nostre origini sono fatte di vitalismo e sprezzo del pericolo, volontà di potenza e ottimismo solare, culto del bello e senso del sacro, brama di combattere e voglia di vincere per affermare verità e giustizia. In pratica tutto l’opposto del continuo piangersi addosso tipico di questi fautori del “si stava meglio quando si stava peggio”. Ed eccoli tornare all’attacco con i loro lamenti e i loro proclami dopo la costituzione delle liste uniche del PDL: “AN è finita, non esistiamo più, basta con la politica, la fine del mondo è inevitabile”… Un gatto nero, a sentirli, farebbe gli scongiuri. Affiancabili a costoro, ci sono poi i sedicenti eroi “duri e puri”. Per questi ultimi, in realtà, è troppo rischioso fare politica per affermare concretamente le proprie idee; troppo complicato accettare la sfida di incarnare la propria visione del mondo. Troppo sacrificio richiederebbe dare l’esempio con la militanza e l’effettiva realizzazione quotidiana dei valori. Più semplice una loro mera proclamazione. Meglio il ghetto, la testimonianza fine a se stessa, il culto del feticcio. In fondo cosa volete? Loro sono così: cupi e tristi, oggi come ieri, si sentono al sicuro nei luoghi comuni del passato, si condannano all’eterna opposizione, dove sguazzano a meraviglia come rane nelle acque stagnanti dell’impolitica. Notturni come i gufi, sono pronti a portare sfiga, celeri a chiedere a tutti di mollare la lotta, “perché tanto non ne vale la pena”. Ma noi militanti, grazie a Dio, siamo altro: amiamo il colore, il calore, la luce del sole, la gioventù! Viviamo le piazze, le strade, i vicoli. Noi siamo pronti a vincere la sfida del futuro perché siamo il futuro; noi amiamo la lotta e vogliamo trasformare in meglio il mondo intorno a noi. Sempre all’avanguardia, capaci di fornire nuova linfa vitale alla nostra identità, contagiamo il nostro popolo con i nostri valori, con la gioia di vivere e la goliardia. Ci sta stretta la logica di parte, di ghetto, di corrente: vogliamo andare sempre più in alto e sempre più oltre. Noi siamo solari, e come il sole scaldiamo e dirompiamo ovunque. Noi, come il sole, che si erge alto, “libero e giocondo”, non possiamo essere sconfitti, perchè siamo destinati alla vittoria. In fin dei conti, qualcuno diceva che nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere.....(vedere immagine sopra)

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